Palazzolo. Da qualche anno avrebbe assunto nei confronti della madre un comportamento violento e minaccioso. Una situazione che, scoperta dai Carabinieri in questi giorni, ha fatto finire in manette Giuseppe Miano, 22 anni.
Il giovane, accusato di maltrattamenti in famiglia, aveva da poco aggredito la mamma quando veniva notato dai militari della Stazione di Palazzolo Acreide mentre stava prendendo a calci e pugni il portone di una casa. Un movimento certamente anomalo da controllare immediatamente. Mentre il personale delle forze dell’ordine si avvicinava per la verifica, ecco arrivare una donna spaventata e in stato d’agitazione che non esitava a chiedere aiuto affermando d’esser stata aggredita dal figlio. Da qui,
insieme, si recavano presso la Caserma dove la signora, rassicurata, raccontava i fatti. La donna riferiva che da circa un anno il figlio – incensurato e disoccupato – avrebbe iniziato ad assumere un atteggiamento violento insultandola e minacciandola in maniera sempre più violenta. Una condotta, mai denunciata prima, che – sempre a dire della vittima – in alcune circostanze sarebbe sfociata in episodi di violenza fisica.
L’ennesimo atto dell’incresciosa vicenda sarebbe scattato lo scorso pomeriggio: dapprima insulti per poi passare a spintoni nonché ad uno schiaffo.
Alla luce di quanto raccontato dalla donna, una pattuglia si metteva alla ricerca del figlio che, quando rintracciato, veniva portato in caserma per essere messo a confronto con sua la mamma. Qui, Giuseppe Miano non avrebbe esitato, anche in presenza dei militari dell’Arma, a minacciarla. La signora non riportava nessuna lesione ma tanto spavento e certamente il peso d’una situazione incresciosa che l’ha toccata davvero da vicino nei suoi affetti. Nella mattinata odierna – durante l’udienza di convalida – Miano, difeso dall’avvocato Cristina Elia, ha ammesso dinnanzi al Giudice delle indagini preliminari Michele Consiglio le proprie responsabilità riguardo ai fatti contestatigli. Il giudice ha pertanto accolto la richieste del difensore convertendo la misura di custodia cautelare in carcere con quella dei domiciliari presso la propria abitazione.