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Le accuse del pentito Luigi Cavarra agli affiliati al clan Borgata

CronacaLe accuse del pentito Luigi Cavarra agli affiliati al clan Borgata

Catania. In attesa del 28 novembre, giorno in cui sarà celebrato il processo con rito abbreviato a carico di Sebastiano Barbiera, Vincenzo Scalzo, entrambi difesi dall’avvocato Sebastiano Troia, nonchè dei pentiti Luigi Cavarra, Giuseppe Curcio, Jessica Fiorentino, Carmela Sciuto e Luca Sipala, il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Catania Monaco Crea minaccia di inviare una ordinanza alla Procura Distrettuale Antimafia per aprire un fascicolo a carico del Direttore della Casa di Reclusione di L’Aquila per il reato di violazione del legittimo diritto di difesa del detenuto Giuseppe Guarino, in quell’istituto sottoposto al regime del 41bis, poichè non gli sono stati consegnati i verbali contenenti le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Luigi Cavarra,

nonostante l’avvocato Matilde Lipari. difensore di fiducia del Guarino, avesse sottolineato che si trattava di “atti non coperti dal segreto istruttorio, ma di pubblico dominio essendo stati depositati in aula, durante l’udienza preliminare tuttora in corso, a carico degli imputati coinvolti nell’operazione antimafia denominata “Borgata”. A Guarino quelle carte non sono state mai consegnate dal funzionario addetto all’Ufficio Censura, anzi, come si è adesso appreso, sono state sequestrate per decisione della Direzione della Casa di Reclusione di L’Aquila. Il Gup Monaco Crea, nel rinviare l’udienza preliminare al prossimo 31 ottobre in cui dovrà decidere se rinviare a giudizio o prosciogliere tutti gli imputati coinvolti nell’operazione “Borgata” che hanno optato per il rito abbreviato, ha emesso una ordinanza con la quale dispone che la Direzione della Casa di Reclusione di L’Aquila deve mettere a disposizione di Giuseppe Guarino i verbali contenenti le dichiarazioni del pentito Luigi Cavarra, in modo da consentirgli di stabilire la strategia difensiva da attuare e la scelta che ritiene più idonea per la sua posizione processuale tra il rito abbreviato e il giudizio in abbreviato. Il Gup Monaco Crea il 31 ottobre attende anche la risposta di Massimo Schiavone sul giudizio che intende scegliere. Alla scorsa udienza del 25 ottobre, Massimo Schiavone, difeso dall’avvocato Junio Celesti, non si è presentato in aula perchè alle prese con disturbi fisici.

Le dichiarazioni negate a Giuseppe Guarino, sono quelle raccolte dal Pubblico Ministero Alessandro La Rosa durante i colloqui con l’ex esponente del clan “Bottaro-Attanasio” Luigi Cavarra, divenuto collaboratore di giustizia immediatamente dopo essere stato raggiunto dall’ordinanza cautelare di custodia in carcere nell’ambito dell’operazione “Aretusa”.

A Cavarra, nella località segreta in cui si è svolto l’interrogatorio, sono state mostrate tredici foto e ha riconosciuto Domenico Curcio, sul cui conto ha detto: “E’ con me imputato anche nel processo denominato Game Over. E’ fratello del collaboratore di giustizia Giuseppe Curcio. Posso dire che Domenico Curcio era un esponente di spicco del clan della Borgata, quantomeno fino al pentimento del fratello Giuseppe, credo avvenuto nel febbraio 2010. Con Domenico Curcio ho condiviso un periodo di detenzione dal 14 maggio 2008 fino a febbraio del 2010 nel carcere di Cavadonna. Addirittura in qualche occasione siamo stati nella stessa cella io, Domenico Curcio ed il fratello Giuseppe Curcio. Durante la predetta detenzione sono entrato in contatto con Domenico Curcio per questioni legate ai rapporti tra il clan “Bottaro-Attanasio” ed il sottogruppo denominato appunto clan della “Borgata”.

Cavarra ha riconosciuto anche la signora Rita Attardo, della quale ha detto: “E’ la madre di Massimo Guarino e Giuseppe Guarino, Non so dire altro su di lei, perchè io con le donne non ho mai trattato affari di mafia”.

Altro soggetto riconosciuto da Luigi Cavarra è Alessandro Garofalo, sul cui conto ha detto: “Alessandro Garofalo è inteso “Alessandro Tango”. Lo conosco da molto tempo ma non so dire nulla sulle eventuali sue attività illecite. So che nel 2008 o 2010 fu arrestato credo per armi o droga”.

Il pentito Cavarra ha riconosciuto Danilo Greco, sul quale ha detto: “Lo conosco da molti anni e con lui ho avuto anche un periodo di detenzione comune nel maggio 2016 ed anche negli anni passati. Inizialmente faceva parte del gruppo Borgata nella fazione capeggiata da Luca Costanzo, più vicina al clan Santa Panagia; questo fino al 2006/2007, per quanto io ne sappia. Il Greco venne coinvolto nel procedimento penale relativo all’omicidio di Steven Barbieri, mio lontano parente. Mentre si trovava presso il carcere di Rossano, credo nel 2008/2009, si avvicinò a Giuseppe Calabrese, responsabile del clan “Bottaro-Attanasio”. Il Greco si mise anche a portare messaggi per i componenti del clan “Bottaro-Attanasio” dal carcere di Rossano al carcere di Cavadonna in occasione delle trasferte per i propri processi. Tali messaggi del Calabrese il Greco li portava a Vito Fiorino. Quando il 4 ottobre 2013 io sono stato scarcerato, il Greco si trovava al carcere di Rossano per scontare una pena definitiva. Il Greco tentava di mettere con me una buona parola nei confronti dei fratelli Massimo e Giuseppe Guarino, da me non rispettati in quanto con gli stessi avevo avuto dei contrasti durante la comune detenzione”.

Da Luigi Cavarra è stato riconosciuto anche Attilio Scattamaglia sul cui conto ha detto: “E’ un avvicinato al gruppo della Borgata, nel senso che lo vedevo frequentare il predetto gruppo. Non so dire altro su di lui, se non che faccia uso di cocaina”.

Ha pure riconosciuto Massimo Schiavone, del quale ha detto: “E’ figlio del defunto boss mafioso Salvatore Schiavone, inteso Totuccio. So che è un tossicodipendente e che ha commesso furti in appartamento, ma non so dire altro su di lui”.

Il pentito Cavarra ha riconosciuto Massimo Guarino del quale ha detto: “So che fino al 2010 non faceva parte del gruppo della Borgata per espressa volontà del fratello Giuseppe. Nel 2013, dopo la mia scarcerazione, mi contattò per chiedermi se potessi dare dei soldi al fratello Giuseppe Guarino in quanto detenuto. Io gli diedi uno schiaffo e gli risposi che non lo avrei aiutato in quanto con Giuseppe Guarino non volevo avere nulla a che fare. So che Massimo Guarino nel 2014 fece un’estorsione al bar “Riccioli” di Viale Luigi Cadorna a Siracusa. Per questo venne rimproverato dinanzi a me da Danilo Greco”.

Altro soggetto riconosciuto è Giuseppe Guarino, del quale ha detto: “Faceva parte del gruppo della Borgata in qualità di braccio destro di Giuseppe Curcio. Dopo la collaborazione di Giuseppe Curcio il Guarino ha preso le redini del gruppo della Borgata. Posso anche aggiungere che Giuseppe Guarino ordinava a Gaetano Urso, inteso “Tano a’ Momma”, di commettere reati per il gruppo della Borgata. L’Urso era stato autore dell’omicidio di Vito Grassi e del tentato omicidio di Luca Sipala. Non so se tali delitti siano stati commissionati dal Guarino. Quest’ultimo fece avvicinare il predetto Urso a Nunzio Salafia. So che il Guarino mandava i messaggi a Gaetano Urso dal carcere, ma non so tramite chi. Me lo disse lo stesso Gaetano Urso quando eravamo al carcere di Bicocca nel 2012/2013. L’Urso era stato trasferito momentaneamente per un processo d’appello dal carcere di Palmi. Durante quella breve detenzione comune ho aggredito l’Urso contestandogli l’omicidio di Vito Grassi, che io non avevo condiviso. In quell’occasione Tano Urso mi disse piangendo che in realtà era stato usato da Giuseppe Guarino e da Nunzio Salafia. Dopo qualche mese da questo episodio l’Urso mi confidò che quando era in libertà, credo nel 2010, aveva ricevuto ordine da Giuseppe Guarino di mettersi a disposizione di Nunzio Salafia”.

Fin qui le dichiarazioni rese da Luigi Cavarra nei confronti degli imputati coinvolti nell’operazione antimafia denominata “Borgata”.

Il Gup Monaco Crea il 31 ottobre dovrà decidere sulla richiesta di Pubblici Ministeri Andrea Ursino e Andrea La Rosa tesa ad ottenere il rinvio a giudizio di tutti gli imputati del procedimento “Borgata” che hanno optato per il rito ordinario. La Procura Distrettuale Antimafia di Catania ha chiesto di processare Massimo Guarino, 31 anni, fratello di Giuseppe Guarino, presunto capo del clan della Borgata, Rita Attardo,52 anni, madre dei fratelli Guarino, già sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari per avere portato i famigerati “pizzini” ai figli entrambi detenuti ed in particolare a Giuseppe Guarino, Danilo Greco, 30 anni, Massimiliano Fazio, 32 anni, Salvatore Tartaglia, 29 anni, Massimo Schiavone, 42 anni, Attilio Scattamagna, 32 anni, Michele Cianchino, 34 anni, Carmelo Di Domenico, 45 anni, residente a Catania, Alessandro Garofalo, 40 anni, Giuseppe Lauretta, 38 anni, Luca Lopes, 40 anni, Giovanni Saccà, 33 anni, Daniel Sciuto, 31 anni, Pasqualino Urso, 44 anni.

L’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso viene contestata a Rita Attardo, Massimiliano Fazio, Danilo Greco, Giuseppe Lauretta, Luca Lopes, Giovanni Saccà, Vincenzo Scalzo, Attilio Scattamagna, Massimo Schiavone, Salvatore Tartaglia, a due minorenni, nonchè ai pentiti Giuseppe Curcio, Jessica Fiorentino, Carmela Sciuto e Luca Sipala. Il reato di estorsione viene contestato a Luigi Cavarra e Michele Cianchino perchè, quali componenti del clan “Bottaro-Attanasio”, “costringevano Angelo Scuderi, titolare dell’omonima rivendita di mobili, a consegnare una somma di denaro (fatto avvenuto fra il 2007 e il 2008). Il reato di estorsione viene contestato pure a Vincenzo Scalzo, ai coniugi pentiti Giuseppe Curcio e Jessica Fiorentino e al collaborante Luca Sipala per avere, quali componenti del clan della Borgata, costretto Angelo Scuderi, titolare dell’omonima rivendita di mobili, a consegnare loro una somma di denaro (fatto avvenuto fino al febbraio 2010). Vincenzo Scalzo, Danilo Greco, Massimo Schiavone, Massimiliano Fazio, Attilio Scattamagna, Giuseppe Curcio e Jessica Fiorentino debbono rispondere dell’estorsione ai danni di Pietro Micca, titolare della panineria Peter, per averlo costretto a consegnare mensilmente una somma di denaro (fatto verificatosi fino al febbraio 2010). Vincenzo Scarso, Massimiliano Fazio, Danilo Greco, Salvatore Tartaglia, Attilio Scattamagna, Massimo Schiavone e i coniugi Giuseppe Curcio e Jessica Fiorentino debbono rispondere dell’estorsione ai danni di Giuseppe Fisicaro, titolare della panineria “Peppe e Domenico” per averlo costretto a consegnare al clan della Borgata mensilmente una somma di denaro (fatto avvenuto fino al mese di febbraio 2010). Vincenzo Scalzo, Attilio Scattamagna, Massimiliano Fazio, e i pentiti Giuseppe Curcio e Jessica Fiorentino sono, altresì, accusati di estorsione ai danni di Sebastiano Cassia, titolare della panineria “Panino di Notte” per averlo costretto a consegnare mensilmente al clan della Borgata una somma di denaro (fatto verificatosi fino al febbraio 2010). Danilo Greco, Vincenzo Scalzo, Attilio Scattamagna e il pentito Giuseppe Curcio debbono dare conto dell’estorsione commessa fino al febbraio 2010 ai danni di Luigi Chiari, titolare della rosticceria-girarrosto “Profumo di Pollo”, per averlo costretto a consegnare mensilmente una somma di denaro al clan della Borgata. Danilo Greco e Giuseppe Curcio, il primo come esecutore ed il secondo come ideatore, sono accusati del reato di estorsione ai danni di Alessandro Tagliata, titolare del bar “Blu Ice”, per averlo costretto a consegnare mensilmente una somma di denaro al clan della Borgata, fino al febbraio 2010. Danilo Greco, Attilio Scattamagna, Massimiliano Fazio, e i pentiti Giuseppe Curcio, Luca Sipala e Jessica Fiorentino sono accusati di estorsione ai danni di Rosario Caudullo, titolare del bar Caudullo, per averlo costretto a pagare mensilmente al clan della Borgata una somma di denaro (fatto avvenuto fino al febbraio 2010). Domenico Curcio, Salvatore Tartaglia e Giuseppe Curcio sono accusati di estorsione ai danni di Carmelo Riccioli, titolare del bar Teocrito, per averlo costretto a pagare mensilmente ai tre indagati una somma di denaro (fatto avvenuto fino al mese di febbraio 2010). Domenico Curcio, Salvatore Tartaglia, Giuseppe Curcio, Lucia Randazzo e Jessica Fiorentino debbono rispondere del reato di estorsione ai danni di Sebastiano e Carmine Cartelli, contitolari del bar Torino, anche conosciuto come bar Bonanno, per averli costretti a consegnare mensilmente una somma di denaro (fatto avvenuto fino al febbraio 2010). Massimiliano Fazio, Danilo Greco, Giuseppe Lauretta, Vincenzo Scalzo, Attilio Scattamagna, Massimo Schiavone, Salvatore Tartaglia, Pasqualino Urso, i fratelli minorenni, e i pentiti Giuseppe Curcio, Luca Sipala e Carmela Sciuto, sono chiamati a difendersi dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico degli stupefacenti (fatto avvenuto fino al febbraio 2010). Massimiliano Fazio, Danilo Greco, Giuseppe Lauretta, Vincenzo Scalzo, Attilio Scattamagna, Massimo Schiavone, Salvatore Tartaglia, Pasqualino Urso, i due fratelli minorenni, i pentiti Giuseppe Curcio, Luca Sipala e Carmela Sciuto, nonchè Carmelo Di Domenico, Alessandro Garofalo, Angelo Innorcia, Stefano Melilli e Daniel Sciuto sono accusati di trasporto, acquisto, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e hashish (reato commesso fra il mese di maggio e fino al 14 settembre 2009). Sebastiano Barbiera e Massimo Guarino sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso il primo quale componente del clan “Bottaro-Attanasio” ed il secondo quale affiliato al clan della Borgata. Determinanti per le indagini sono risultate le dichiarazioni dei pentiti Giuseppe Curcio, Jessica Fiorentino, Luca Sipala e della sua ex convivente Carmela Sciuto. Sono stati i pentiti ad autoaccusarsi e a chiamare in causa gli altri indagati, sia quelli tratti in arresto che quelli nei confronti dei quali si procede a piede libero. Gli stessi collaboranti hanno parlato degli attentati intimidatori commessi nel lontano 2001 contro esercenti commerciali. E precisamente contro il bar Serafino di Daniele Amore, sito in via Piave; contro il bar Torino di Carmine Cartelli; contro la macelleria di Paolo Palma, sita in Via Bacchilide; contro il fruttivendolo Attilio Gibilisco, incendiandogli quattro macchine; contro il bar Serafino di Daniele Amore; contro il negozio di generi alimentari di Immacolata Di Natale; contro la tabaccheria di Francesco Cassarino; contro un negozio di calzature di proprietà di Maria Pinna. Nel 2002 ulteriori atti intimidatori sono stati consumati ai danni del negozio di elettrodomestici di Salvatore Spina; contro il ristorante Il Delfino di Gaspare Latina; contro la tabaccheria di Alessia Caruso; contro l’officina meccanica di Concetto Uccello; contro il negozio di materiale elettrico di Gaetano Tomaselli; contro il supermercato Euro Hard, sito in viale Teocrito; contro il Bar Piave di Angelo Randazzo; contro il panificio di Marcantonio Garofalo; contro il bar Il Ritrovo di Franco Caldarella; contro la tabaccheria di Francesco Cassarino; contro il negozio di “Stucchi e Gessi” di Agatino Corvaia; contro il negozio di idraulica di Pasquale Bottaro; contro la macelleria di Concetto Minarda e contro la macelleria di Marcello Petruzzelli. Giuseppe Curcio ha pure rivelato un colloquio avuto con Alessio Attanasio e Angelo Iacono, quest’ultimo già deceduto, nel corso del 2001, durante il quale Attanasio gli chiese di uccidere Umberto Costanzo e che per ricompensarlo lo avrebbero nominato unico responsabile del quartiere della Borgata per conto del clan Bottaro-Attanasio. Sempre Giuseppe Curcio indica come elementi di sua fiducia Enzo Scalzo, Massimo Schiavone, Attilio Scattamagna, Danilo Greco, Luca Sipala e uno dei fratelli minorenni che lui utilizzava per lo spaccio.