Siracusa. Il vice sindaco, Francesco Italia, ha partecipato stamattina, sabato 4 Novembre, alla celebrazione della Giornata dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate, sviluppata in due momenti: la posa di una corona sul sagrato della chiesa del Pantheon; gli interventi della autorità e la consegna delle onorificenze al piazzale IV novembre. Il Comune era rappresentato anche dall’assessore alla Polizia municipale, Salvatore Piccione, e dal comandante del Corpo, Enzo Miccoli. “Due ricorrenze in un solo giorno – ha detto nel suo intervento dalla tribuna il vice sindaco Italia – per evidenziare che l’Italia tutta è con le nostre Forze Armate in ogni scenario in cui si trovano ad operare.
Donne e uomini capaci di distinguersi e che rappresentano gli aspetti migliori del nostro carattere, formato sui valori fondanti della Nazione a loro volta suggellati nella Costituzione. Se l’Italia oggi si trova impegnata nella soluzione delle più importanti crisi nel mondo è perché, anche grazie a loro, godiamo di una credibilità che va oltre la nostra percezione e di cui dovremmo andare fieri”. “Per noi che siamo impegnati nella vita civile – ha proseguito il vice sindaco – il ricorso alle Forze Armate, nelle situazioni di emergenza, è una garanzia assoluta. Lo verifichiamo ogni volta che ce n’è il bisogno, quando affrontiamo le calamità naturali o per gestire la pressione migratoria, qui in Sicilia e nella nostra provincia più che altrove. Riscontriamo ogni volta una professionalità che è la sintesi migliore e imprescindibile di competenza e umanità”. “In questi giorni – ha concluso Italia – ricorre il centenario della disfatta di Caporetto, la più pesante sconfitta in battaglia patita dall’Italia. Il Paese, sfiancato da oltre due anni di guerra, all’indomani di quell’evento sembrava irrimediabilmente piegato ma ebbe la forza di sollevarsi e di ribaltare un esito nefasto che sembrava già scritto. L’esempio di Caporetto ci dice che nulla è mai irrimediabilmente perduto e che ci si rialza solo se si è capaci di compiere uno sforzo collettivo. Dobbiamo recuperare un’idea comune, capire che Nazione, Popolo e Stato sono concetti collettivi e che rinchiudersi in se stessi vuol dire rinnegarli. Dobbiamo capire che l’individualismo, il localismo e il regionalismo, che il rifiuto dello straniero servono solo a farci sentire più sicuri nei momenti di crisi ma non servono a costruire, in un mondo globalizzato, alcuna prospettiva di crescita sociale ed economica”.