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Il PM chiede l’ergastolo per il ristoratore-pizzaiolo che ha ucciso i due badanti e gettato i corpi in fondo a un pozzo

CronacaIl PM chiede l’ergastolo per il ristoratore-pizzaiolo che ha ucciso i due badanti e gettato i corpi in fondo a un pozzo

Siracusa. Il ristoratore-pizzaiolo Giampiero Riccioli, accusato di avere ucciso i due badanti gay e gettato in fondo a un pozzo i loro corpi, ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato. Accolta la sua richiesta, il Giudice dell’udienza preliminare Andrea Migneco ha dato la parola al Pubblico Ministero Romina Cantone, sostituto procuratore generale alla Corte d’Appello di Catania, ha chiesto la condanna alla pena dell’ergastolo per Giampiero Riccioli. I difensori delle parti civili si sono associati e hanno chiesto al Gup Migneco di condannare l’imputato al risarcimento dei danni e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva. Per il Riccioli ha parlato l’avvocato Antonio Meduri che, a conclusione dell’arringa, ha chiesto la sua assoluzione per mancanza di prove e, in subordine, con la esclusione delle aggravanti dei motivi abietti e dei futili motivi, di condannarlo al minimo della pena. Il difensore del Riccioli non ha potuto chiedere di riconoscere infermo di mente il Riccioli in quanto il professore Antonino Petralia, dopo averlo sottoposto a consulto medico, ha detto che al momento dei fatti era in grado di intendere e di volere, di essere in condizione di potersi difendere dalle pesanti accuse che gli vengono contestate e di poter seguire il processo. Riccioli, comunque, ha rinunciato a comparire in quanto, anche in questa udienza, ha preferito rimanere nella sua cella della Casa Circondariale di Cavadonna.
Il processo è stato rinviato al 18 gennaio del prossimo anno per l’arringa difensiva dell’avvocato Dario Lombardo, secondo difensore di Giampiero Riccioli. A conclusione dell’arringa dell’avvocato Lombardo il Gup Migneco, salvo eventuali richieste di repliche, dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio per decidere la sorte processuale del ristoratore siracusano.
Giampiero Riccioli è accusato del duplice omicidio dei badanti Alessandro Sabatino, 40 anni e di Luigi Cerreto, 23 anni, nonché di occultamento dei cadaveri.
Dalle indagini, svolte dagli agenti della Squadra Mobile e coordinate dal sostituto procuratore generale Romina Cantone, è emerso che quella dei due malcapitati badanti del pensionato di Tivoli è stata una vera e propria esecuzione in voga nei regimi dittatoriali dove si pratica la tortura e si ammazzano gli oppositori con gli occhi bendati, le mani immobilizzate dietro la schiena e il colpo di pistola alla nuca. Con queste modalità sono stati uccisi Alessandro Sabatino e il suo compagno Luigi Cerreto. La Tac effettuata sui teschi ha evidenziato il foro esploso alla nuca e dentro il sacco sono state rinvenute le ogive dei proiettili esplosi dal killer contro i due malcapitati. Dentro il sacco sono state rinvenute anche le fascette di plastica che di solito gli idraulici usano per saldare i tubi. Quelle fascette sono state utilizzate come manette per impedire alle vittime di potersi difendere. Secondo gli inquirenti i due badanti sarebbero stati narcotizzati e mentre erano addormentati il killer avrebbe bloccato le loro mani con le fascette di plastica. Poi dal letto i due inermi badanti, sarebbero stati sollevati e scaraventati sul pavimento, con la testa in giù e quindi “giustiziati” con il colpo di pistola alla nuca. Dopo averli ammazzati, l’assassino ha avvolto i cadaveri nel lenzuolo e poi ha infilato in un sacco non solo i corpi ma anche i vestiti dei due badanti e le ogive dei proiettili. Questa in buona sostanza la ricostruzione dell’agghiacciante duplice omicidio avvenuto all’interno della villa di contrada Tivoli, di proprietà dell’imputato, la notte dell’11 maggio 2014. Sempre quella notte, l’omicida ha sollevato il sacco contenenti i corpi dei due badanti e lo ha poi trascinato all’esterno della villetta fino nella zona in cui c’è il pozzo, dove poi l’ha gettato. Con la luce del sole ha ricoperto la botola con uno strato di cemento armato per evitare che la puzza per la decomposizione dei corpi ammorbasse l’aria e insospettisse gli altri inquilini della villa o gli eventuali visitatori. Se questa è la scena ricostruita con gli elementi rinvenuti dentro il sacco scoperto dal georadar in fondo al pozzo nasce spontanea una domanda. Tutte queste operazioni sono state commesse da una sola persona o da più persone? Per gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Siracusa e per il sostituto procuratore generale Romina Cantone il duplice omicidio è stato commesso soltanto da Giampiero Riccioli, 54 anni. E’ stato sempre lui ad avere narcotizzato le vittime. E’ stato lui ad avere serrato le loro mani con le fascette in plastica. E’ stato sempre lui ad aver esploso il colpo di grazia alla nuca dei due badanti. E’ stato sempre lui ad avere avvolto nel lenzuolo i corpi dei due morti ammazzati. E’ stato lui ad avere trascinato il pesante sacco dalla villetta fino nella zona in cui c’è il pozzo. E, infine, è stato lo stesso Giampiero Riccioli ad avere gettato in fondo al pozzo il sacco contenente i cadaveri e gli abiti che indossavano Luigi Cerreto e Alessandro Sabatino, Così come è stato lui ad avere cosparso lo strato di cemento armato sopra la botola del pozzo.
Non credono a questa ricostruzione i due difensori dell’ex ristoratore-pizzaiolo. Gli avvocati Antonio Meduri e Dario Lombardo, difensori di fiducia di Giampiero Riccioli, hanno chiesto ai giudici del Tribunale del Riesame di Catania di annullare l’ordinanza di custodia in carcere emessa dal Giudice delle indagini preliminari Salvatore Palmeri per assoluta mancanza di prove. Secondo i difensori dell’indagato la ricostruzione fatta dagli inquirenti è priva di riscontri, anche perché, sino a questo momento, non ci sono dei testimoni oculari che abbiano visto Giampiero Riccioli, che è alto non più di un metro e sessantotto, sollevare i corpi dei due cadaveri, portarli a spalla oppure trascinandoli per svariate decine di metri il sacco con i corpi dei due badanti e di averlo gettato dentro il pozzo. Così come non ci sono testimoni che hanno detto di aver visto il Riccioli effettuare la copertura della botola del pozzo con la lastra di cemento armato. I difensori dicono di non aver trovato agli atti verbali contenenti le dichiarazioni di rivenditori di materiale edile di avere rifornito il Riccioli di cemento armato. Gli avvocati Antonio Meduri e Dario Lombardo hanno, inoltre, battuto il tasto dell’assoluta mancanza del movente. Secondo i difensori non è credibile il movente ipotizzato dal Pubblico Ministero Cantone e dagli investigatori della Squadra Mobile di Siracusa, i quali sostengono che Giampiero Riccioli ha ucciso i due badanti per non pagare l’ultimo stipendio a Luigi Cerreto, che era stato ingaggiato dal padre per accudirlo e assisterlo nella villetta di contrada Tivoli. “Pensate davvero che per non pagare ottocento euro – questo lo stipendio mensile che l’anziano padre di Giampiero Riccioli corrispondeva a Luigi Cerreto – il nostro cliente ha commesso un duplice omicidio con le modalità atroci attuate per sopprimere due esseri umani? – è la domanda che hanno posto i difensori tempo addietro ai giudici del Riesame di Catania ed ora al Gup Andrea Migneco.
Però è anche vero che Giampiero Riccioli, dal giorno in cui il sostituto procuratore generale Romina Cantone ha avocato le indagini a sé a seguito delle due richieste di archiviazione avanzate dal Pubblico Ministero Antonio Nicastro, titolare delle indagini sulla scomparsa dei due badanti, aveva deciso di cambiare aria e Paese per evitare di finire in galera. Infatti, secondo quanto accertato dagli investigatori della Squadra Mobile era alla ricerca di un acquirente della villa in cui sono stati ammazzati i due badanti, dei mobili e della propria macchina perché aveva un impellente bisogno di soldi per potersi trasferire all’estero. Tra l’altro, quando gli operai chiamati dalla Polizia per scardinare la lastra di cemento armato e calare il georadar nel pozzo per scoprire nei fondali o addirittura nel sottosuolo ci fossero gli scheletri dei due morti ammazzati, Giampiero Riccioli ha acquistato due parrucche una delle quali l’ha indossata durante il tragitto da Siracusa a Pachino per evitare di essere riconosciuto dagli agenti della Polizia di Stato che già avevano avviato le sue ricerche per sottoporlo a fermo di indiziato di duplice omicidio aggravato e soppressione di cadaveri.
Il fermo di Riccioli è avvenuto in contrada Granelli, territorio di Pachino, ove l’ex ristoratore-pizzaiolo aveva fissato la propria dimora. Nonostante la parrucca e il parziale travisamento del volto Riccioli è stato riconosciuto dai poliziotti e ammanettato. E dopo gli adempimento di legge è stato condotto in carcere.
Alessandro Sabatino, residente a San Marcellino, e Luigi Cerreto, originario di San Marco Evangelista, due paesi della provincia di Caserta, sono arrivati a Siracusa dopo che il più giovane dei due era stato assunto come badante dal padre ottuagenario di Giampiero Riccioli. Con Cerreto era arrivato il suo compagno Alessandro Sabatino, che non lavorava alle dipendenze dell’anziano pensionato ma era un suo ospite in quanto compagno del badante ingaggiato cui veniva corrisposta una paga di ottocento euro mensili oltre a vitto e alloggio. E, per cortesia e ospitalità, vitto e alloggio usufruiva pure Alessandro Sabatino. Nelle ore libere dal servizio, Luigi Cerreto e il compagno hanno avuto la possibilità di visitare alcuni comuni della provincia di Siracusa, dove si sono recati verosimilmente con persone conosciute occasionalmente. I due badanti non avevano un mezzo di trasporto per cui si deve presumere che utilizzassero il taxi per spostarsi da contrada Tivoli, che dista sei o sette chilometri dal capoluogo aretuseo, oppure dei mezzi di trasporto delle persone conosciute durante la loro permanenza nella villa dell’anziano pensionato. Che si fossero recati a Floridia, Cassibile, Siracusa ed altri comuni a sud della provincia aretusea gli inquirenti lo hanno accertato attraverso le celle telefoniche.
A portare a galla il caso della scomparsa dei due badanti è stato il programma “Chi l’ha visto?” di Raitre. I due badanti fino all’8 maggio 2014 hanno telefonato regolarmente alle rispettive famiglie ma, dall’indomani della “festa della mamma”, le comunicazioni si sono drasticamente interrotte. I cellulari non davano segni di vita e nemmeno la voce metallica rasserenava le mamme e i congiunti dei due badanti di cui non si avevano più notizie. Anche i componenti della famiglia Riccioli tergiversavano e non fornivano alcuna risposta ai quesiti che ponevano i familiari dei due badanti. Dopo quasi un anno dalla loro scomparsa, il Pubblico Ministero Antonio Nicastro ha iscritto nel registro degli indagati il nome del figlio dell’ottuagenario gravemente sospettato di aver ucciso i due badanti gay e di avere occultato i cadaveri, seppellendoli all’interno della villa di contrada Tivoli o in un terreno confinante. Le indagini degli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Siracusa hanno consentito di accertare che, dopo aver accettato l’offerta di lavoro trovata su internet, Luigi Cerreto e il suo compagno Alessandro Sabatino sono partiti alla volta di Siracusa e hanno preso servizio nell’abitazione del pensionato che doveva essere accudito dal Cerreto. Nella villa della famiglia Riccioli i due badanti hanno lavorato per due mesi e, secondo le notizie fornite da Giampiero Riccioli, l’11 maggio 2014 sarebbero saliti su un taxi che avrebbe dovuto portarli alla stazione ferroviaria per fare rientro a Caserta. Tutti i tassisti iscritti all’albo e che operano a Siracusa città sono stati interrogati dalla Polizia e tutti hanno negato di essersi recati in contrada Tivoli per prendere due clienti da accompagnare alla stazione centrale. Giampiero Riccioli, da parte sua, ha sempre negato un suo coinvolgimento nella scomparsa dei due badanti e analoghe dichiarazioni ha reso il suo difensore di fiducia, avvocato Dario Lombardo. Quando ancora non era stato ritrovato il sacco contenenti resti umani Il legale dichiarava sistematicamente che il suo assistito non aveva commesso alcun omicidio nè aveva fatto sparire i cadaveri dei due badanti della provincia di Caserta, e che stava “collaborando” con gli inquirenti. Nella villa della famiglia Riccioli gli specialisti della Polizia Scientifica di Palermo, guidati da Paola Di Simone, avevano cosparso il luminol alla ricerca di macchie di sangue, rinvenute nell’alloggio occupato dai due badanti, mentre nessuna traccia ematica fu rinvenuta nell’abitacolo e nel cofano della macchina dell’indagato. Negativa fu anche la ricerca dei cadaveri con l’uso del cane Dogan, specializzato nella ricerca dei cadaveri.
La svolta c’è stata venti giorni prima del fermo di Riccioli, quindi a distanza di sette anni dalla scomparsa dei due badanti, quando gli investigatori hanno utilizzato il georadar e, grazie a questa macchina, hanno individuato sottoterra il sacco contenente i miseri resti dei due morti ammazzati all’interno del pozzo della villa di contrada Tivoli di proprietà di Giampiero Riccioli.

(nella foto Alessandro Sabatino e Luigi Cerreto)