Catania. Sono state sufficienti appena tre ore di camera di consiglio ai giudici della Corte d’Assise di Appello di Catania (presidente, Rosario Cuteri; a latere, Stefania Scarlata) per decidere la sorte giudiziaria dei fratelli Christian e Roberto De Simone e del loro complice Davide Greco. La Corte d’Assise di Appello ha confermato la condanna alla pena dell’ergastolo inflitta dai giudici della Corte d’Assise di Siracusa (presidente, Tiziana Carrubba; a latere, Livia Rollo) ai fratelli De Simone e al loro amico Davide Greco al termine del processo di primo, smentendo persino i Pubblici Ministeri Tommaso Pagano e Gaetano Bono, che, a conclusione della requisitoria, avevano chiesto la pena dell’ergastolo per il solo Christian De Simone e 30 anni di reclusione ciascuno per Roberto De Simone e Davide Greco. Con la sentenza pronunciata nel primo pomeriggio di giorno 20 gennaio 2022, i giudici della Corte d’Assise di Appello di Catania hanno ribadito che i tre priolesi alla sbarra sono i responsabili dell’omicidio del 25enne Alessio Boscarino, crivellato di piombo la sera del 4 dicembre 2016. La Corte non ha creduto all’ex esponente del clan Cappello Sebastiano Sardo e ha trasmesso le sue dichiarazioni alla Procura della Repubblica affinché proceda nei suoi confronti per avere dichiarato il falso. La trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica è stata disposta anche nei confronti di Giovanni Limeri e di Cristina Serra, che, secondo i giudici, avrebbero reso delle false dichiarazioni.
I giudici di appello hanno condannato i tre imputati al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese processuali e delle spese di difesa sostenute dalla parte civile, signora Rosa Boscarino, costituitasi parte civile contro gli autori dell’omicidio del proprio figlio.
Per la difesa della parte civile, rappresentata dall’avvocato Domenico Mignosa, l’esito del processo di secondo grado è la conferma della veridicità delle dichiarazioni accusatorie rivolte dalla madre del giovane morto ammazzato ai tre priolesi alla sbarra. Soddisfazione viene espressa anche dai magistrati della Procura della Repubblica di Siracusa, Tommaso Pagano e Gaetano Bono, che, condividendo integralmente le motivazioni della sentenza dei giudici siracusani, al termine della requisitoria, svolta lo scorso 4 gennaio, avevano chiesto la condanna all’ergastolo non solo nei confronti di Christian De Simone ma anche di suo fratello Roberto e del loro amici Davide Greco.
Cocente è stata la delusione dei difensori dei tre imputati, avvocati Sebastiano Troia e Puccio Forestieri, legali dei fratelli De Simone, e avvocato Antonio Zizzi, legale di fiducia di Davide Greco. I tre penalisti, alla luce delle dichiarazioni rese dall’ex trafficante di droga Sebastiano Sardo, oggi collaboratore di giustizia, avevano chiesto alla Corte d’Assise di Appello di assolvere Roberto De Simone e Davide Greco per non avere commesso l’omicidio di Alessio Boscarino, mentre per il reo confesso Christian De Simone avevano chiesto di riconoscergli la legittima difesa oppure l’eccesso colposo in legittima difesa ed, in caso di condanna per omicidio volontario, di riconoscergli l’attenuante della provocazione. Tutte le richieste dei difensori dei tre imputati alla sbarra sono state rigettate dai giudici della Corte d’Assise di Appello che, come già detto, hanno ritenuto inattendibile il pentito Sebastiano Scarso e, conseguentemente, anche detto che anche la confessione di Christian De Simone non è credibile.
Ha destato non poco sorpresa la decisione della Corte di ritenere un falso testimone l’ex esponente del clan Cappello di Catania, Sebastiano Sardo, che, iniziando a collaborare con la giustizia, ha riferito ai magistrati della Dda di Catania la confessione fatta in sua presenza da Christian De Simone, uno o due giorni dopo avere ucciso Alessio Boscarino. Il pentito, sentito dalla Corte d’Assise di Appello di Catania, ha sostenuto che Christian De Simone gli raccontò, tra le lacrime, di avere ammazzato Alessio Boscarino e di avere scagionato il proprio fratello Roberto e l’amico Davide Greco, sostenendo che questi due avevano cercato in tutti i modi di dissuaderlo dal compiere l’omicidio per non rovinarsi tutta la vita qualora avesse ucciso Alessio Boscarino. Lo stesso collaborante ha pure raccontato che qualche tempo prima aveva inviato a Priolo due suoi emissari con l’incarico di fare il possibile e l’impossibile per persuadere Alessio Boscarino a non attuare le sue minacce di morte rivolte al De Simone. I due “ambasciatori”, incontrando il Boscarino nell’abitazione di un suo zio, ex contrabbandiere conosciuto anche dai catanesi, furono cacciati di malo modo dal rivale di Christian De Simone e apertamente invitati di non intromettersi nella questione tra lui e il De Simone. Da quel momento Sebastiano Sardo si astenne dall’effettuare degli ulteriori tentativi per fare riappacificare i due giovani di Priolo Gargallo. Soltanto qualche tempo dopo, ricevendo la visita di Christian De Simone, seppe che quest’ultimo aveva ucciso il suo antagonista.
Le dichiarazioni del pentito Sardo sono state confermate integralmente da Christian De Simone che, collegandosi in videoconferenza dal carcere dell’Ucciardone di Palermo, dove si trova ristretto, con l’aula del Palazzo di giustizia di Catania dove si svolgeva il processo di secondo grado nei suoi confronti, del proprio fratello Roberto e del loro fraterno amico Davide Greco, ha reso ampia e circostanziata confessione sull’omicidio di Alessio Boscarino sostenendo di averlo commesso in un momento d’ira in quanto il suo antagonista quella sera del 4 dicembre 2016 aveva fatto irruzione nella sua casa e aveva minacciato la propria moglie e la moglie di Roberto De Simone, dicendo a entrambe che avrebbe atteso in piazza Christian De Simone per ammazzarlo. Christian De Simone ha pure sostenuto che il suo antagonista, prima di fare irruzione nella sua abitazione e di terrorizzare la propria moglie e la cognata, con una spranga di ferro gli aveva fracassato la macchina. E dopo aver confessato l’omicidio Christian De Simone ha indicato il posto in cui aveva nascosto la pistola calibro 9 da lui usata la sera del 4 dicembre 2016 per ammazzare Alessio Boscarino, pistola poi rinvenuta tra i cespugli di una dismessa stazione di rifornimento di carburanti nella zona industriale di Priolo, dagli agenti del Commissariato della P.S. di Priolo Gargallo.
L’omicidio di Alessio Boscarino fu commesso la sera del 4 dicembre 2016 con una pistola calibro 9. Christian De Simone, a seguito delle dichiarazioni rese dall’ex trafficante di droga Sebastiano Sardo, ha finalmente confessato di avere ucciso il Boscarino e di avere poi gettato tra i rovi di un dismesso distributore di benzina la pistola calibro 9 con la quale aveva crivellato di piombo l’antagonista.
Confessando finalmente il delitto Christian De Simone ha escluso dall’aver partecipato all’omicidio di Alessio Boscarino il proprio fratello Roberto e il loro amico Davide Greco. Per i Pubblici Ministeri Pagano e Bono la dichiarazione confessoria resa da Christian De Simone non ha alcun valore processuale visto che già prima, anche quando il pentito del clan Cappello non era entrato a gambe tese nel processo per l’omicidio Boscarino, sia la pubblica accusa che la Corte d’Assise di Siracusa lo avevano individuato quale autore dell’omicidio del 25enne Alessio Boscarino. I Pubblici Ministeri non hanno ritenuto utilizzabili per le sorti dei tre priolesi alla sbarra le dichiarazioni del pentito Sebastiano Sardo, tanto è vero che si sono battuti, così come avevano fatto in occasione del processo di primo grado, per l’affermazione della penale responsabilità non solo di Christian De Simone ma anche di quella di Roberto De Simone e Davide Greco.