Augusta. “Sono in attesa di risposte che non arrivano e non vedo la luce all’orizzonte”. Ci risponde così, sinteticamente e con tono molto basso, l’84enne Vittorio Ribaudo, il pittore che ha contribuito a far conoscere in giro per l’Italia e per il mondo il nome di Augusta, dove Ribaudo ha messo radici oltre mezzo secolo fa. I lettori ricorderanno che, da quasi un anno, ci stiamo occupando della vicenda umana del pittore che ha illustrato su legno la Commedia dantesca e che su legno ha immortalato luoghi e figure della nostra terra, riscuotendo consensi, oltre che in Sicilia, nel nord Italia, segnatamente a Mantova, in Venezuela, in Giappone. Lo scorso anno, Ribaudo ci manifestò il proprio disappunto perché costretto ancora a lavorare, pur avendo toccato un’età considerata venerabile. Non poteva lavorare a causa della pandemia. O, per essere precisi, non poteva vendere, giacché ha continuato a produrre, pur in condizioni fisiche che potremmo definire precarie, precarie come le condizioni economiche. Ribaudo non poteva vendere a causa della pandemia da Covid 19, giacché non poteva organizzare mostre né poteva ricevere acquirenti. Non poteva nemmeno riposare sugli allori, essendo giunto da tempo in età pensionabile, perché riceve solo una modesta pensione sociale, nemmeno sufficiente per sopravvivere con dignità.
L’anno scorso, Ribaudo ci aveva lanciato quasi un grido di soccorso, cui abbiamo dato risonanza proprio su questo giornale, richiamando la legge Bacchelli per artisti, letterati, scrittori che, avendo illustrato la patria e vivendo in condizioni di gravi ristrettezze, possono essere sostenuti economicamente dallo Stato. La legge prevede un vitalizio per consentire a queste persone di poter vivere dignitosamente la parte terminale della propria esistenza. La legge Bacchelli è stata applicata per diverse personalità, anche siciliane, come il giornalista Riccardo Orioles, titolare di una pensione sociale di 400 euro, come lo scrittore sardo Gavino Ledda, come il poeta pugliese Tommaso Di Ciaula, lo scrittore ravennate Dante Arfelli, il pittore Guido Borgianni (italiano di cittadinanza, anche se nato a New York). Sono personaggi che, absit inuria verbis, non pensiamo abbiano “illustrato la patria” più di Vittorio Ribaudo. Eppure, nonostante la sollecitazione da parte del sindaco di Augusta, Peppe Di Mare, al presidente del Consiglio, Mario Draghi, a Ribaudo è stato opposto il diniego. Ribaudo non ha desistito. Ha rivolto appelli allo stesso Di Mare, al sindaco di Melilli, Carta, e ad altri personaggi pubblici e privati perché lo facciano lavorare, magari illustrando, attraverso affreschi parietali, luoghi, monumenti, personaggi, come una volta facevano i ricchi mecenati delle arti, oppure acquistando le sue opere che giacciono nel suo atelier nell’attesa di essere apprezzate dal pubblico. “Invece, nulla”, commenta flebilmente Ribaudo, “nonostante le promesse, le tante promesse. Eppure non mancherebbero le occasioni” -specifica- “alla villa di Melilli, per esempio, o alla chiesa del cimitero di Augusta, dove sono stati dispersi gli affreschi commissionatimi quasi trent’anni fa dall’amministrazione comunale del tempo. Io sono stato negli anni passati un artista che ha fatto tanto per i disabili. Possibile mai che nessuno mi venga in aiuto in questo momento critico in cui anch’io sono disabile per altri motivi?”
Lo sfogo amaro di Ribaudo si potrebbe concludere con questo interrogativo sbattuto quasi in faccia agli interlocutori cui egli ha rivolto svariate suppliche. C’è, però, una coda. Ribaudo ci dice che è sua intenzione donare al Comune di Augusta la serie di quadri attraverso cui egli ha illustrato i canti dell’Inferno dantesco ed è disponibile a rimpiazzare quelli che gli hanno rubato. Con l’avanzare dell’età, non si sente più sicuro e avrebbe piacere di lasciare una traccia consistente della sua opera ad Augusta, sua patria d’elezione. Desidererebbe solo che gli venisse dedicata la sala dove il Comune potrebbe esporre l’intera collezione. In questo senso ha già scritto una lettera al sindaco, che gli ha consegnato brevi manu una decina di giorni fa. Ribaudo è in attesa della risposta.
Giorgio Càsole.