Catania. Innanzi ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Catania, presidente dottoressa Messina, si è svolta una nuova udienza del processo di secondo grado a carico dei pregiudicati di Lentini Raffaele Randone e Alfio Sambasile, accusati del reato di omicidio volontario ai danni del compaesano Sebastiano Garrasi. I due componenti del clan Nardo sono stati assolti per non avere commesso il fatto dalla Corte d’Assise di Siracusa, che non ha accolto la richiesta di condanna all’ergastolo avanzata dal Pubblico Ministero Alessandro La Rosa, in servizio alla Procura Distrettuale Antimafia di Catania. Contro l’assoluzione ha proposto appello il Pubblico Ministero La Rosa secondo il quale gli esiti della perizia autoptica effettuata dal medico legale Francesco Coco sul corpo carbonizzato di Sebastiano Garrasi lo hanno indotto a effettuare una ricostruzione sul delitto diametralmente opposta a quella effettuata del pentito Alfio Ruggeri, che è stato peraltro testimone oculare dell’uccisione di Sebastiano Garrasi. Le lagnanze del sostituto procuratore La Rosa sono state condivise dal sostituto procuratore generale Concetta Ledda, che al processo di appello rappresenta la pubblica accusa. La dottoressa Ledda ha chiesto che fosse disposta una nuova perizia medico legale e la Corte, accogliendo l’istanza, ha nominato il medico legale Giuseppe Ragazzi il quale ha depositato la perizia il cui esito è diametralmente opposto a quello del medico legale siracusano, Franco Coco.
All’udienza scorsa la Corte d’Assise di Appello ha esaminato il dottor Coco il quale ha ribadito quanto aveva riferito dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Siracusa, ovvero che la vittima fu attinta da un colpo di pistola esploso da una persona che si trovava alla sua sinistra. Viceversa il medico legale Ragazzi sostiene che il colpo di pistola sia stato esploso da una persona che si trovava alla destra di Sebastiano Garrasi. Con questa sua affermazione, il medico legale Ragazzi darebbe ragione lamentele del Pubblico Ministero Alessandro La Rosa che si dice convinto della penale responsabilità dei due lentinesi accusati di avere ucciso Sebastiano Garrasi. Seguendo il ragionamento del medico legale Ragazzi l’autore materiale dell’omicidio si identificherebbe nel lentinese Alfio Sambasile che occupava il sedile anteriore del passeggero, accanto al conducente dell’auto, che era il morto ammazzato. Adesso è stato esaminato dalla Corte il medico legale Ragazzi il quale ha detto che la versione del collaboratore di giustizia Alfio Ruggeri è compatibile con i fatti delittuosi commessi dai due imputati ai danni di Sebastiano Garrasi.
L’avvocato Junio Celesti, difensore di fiducia di Alfio Sambasile, mentre l’avvocato Lucia D’Anna, difende Raffaele Randone, ha chiesto al medico legale Ragazzi se avesse ispezionato il cadavere del Garrasi per sconfessare la relazione del suo collega Franco Coco che, su incarico della Procura, si recò nella contrada in cui fu ucciso il lentinese e che poi effettuò la perizia autoptica. Il testimone ha risposto alla domanda dicendo di non aver effettuato la perizia necroscopica né di avere fatto il sopralluogo nella contrada in cui fu trovato morto il Garrasi. “Le mie valutazioni sono frutto della visione delle fotografie della Polizia Scientifica e secondo me ciò che ha raccontato il collaboratore di giustizia è compatibile con le modalità di esecuzione dell’omicidio”- ha sottolineato il medico legale Ragazzi.
La Corte d’Assise di Appello ha dichiarato concluso il supplemento d’istruttoria e ha rinviato il processo all’udienza del 9 maggio per la requisitoria del Pubblico Ministero Ledda, per le arringhe dei difensori delle parti civili avvocati Dario Favara, Michele Lazzara, Mirko Strano, Michelangelo Carbone e per le arringhe difensive degli avvocati Junio Celesti e Lucia D’Anna.
Il pentito Alfio Ruggeri ha descritto, nei minimi dettagli, come fu organizzato ed eseguito l’attentato ai danni del Garrasi. Alfio Sambasile, essendo in buoni rapporti con il Garrasi, gli telefonò per invitarlo a far parte della scorta armata che doveva consentirgli di abbandonare il sito in cui si nascondeva, essendo ricercato da Polizia e Carabinieri, e di raggiungere una nuova località dove avrebbe dovuto trascorrere la latitanza. Sambasile riferiva al Garrasi anche il percorso che avrebbero dovuto seguire per lo spostamento in sicurezza e i nomi degli affiliati che avrebbero dovuto scortarlo. A bordo di due macchine il 30 aprile 2002, la “carovana” partiva alla volta della località in cui si doveva prendere in affitto una casa nella quale doveva soggiornare il Sambasile. In un’auto prendevano posto Alfio Ruggeri e l’affiliato Scandurra, nella seconda macchina invece salivano Alfio Sambasile e Sebastiano Garrasi. Il pentito ha aggiunto che in una località – a metà strada tra il posto da dove erano partiti e la zona da raggiungere – le due macchine avrebbero trovato in attesa Francesco Insolia e Raffaele Randone. Incontrati i due affiliati la carovana si separava nel senso che un’auto ritornava indietro e l’altra proseguiva verso il covo in cui Sambasile diceva di volersi nascondere. In questa macchina sui sedili posteriori prendevano posto il Randone, Alfio Ruggeri e Francesco Insolia, mentre in quelli anteriori si sedevano il Garrasi e il Sambasile. Durante il tragitto – riferisce il pentito Alfio Ruggeri – “il Randone ha estratto un coltello e ha tentato di pugnalare il Garrasi che, però, venne ferito in maniera non irreversibile. Garrasi ha tentato di reagire e di aggredire l’accoltellatore. E mentre il Garrasi ingaggiava la colluttazione con il Randone il Sambasile ha estratto una pistola e ha esploso alcuni colpi contro l’affiliato la cui morte era stata richiesta da Francesco Malino”. Secondo il pentito Alfo Ruggeri il Sambasile ha esploso due colpi di pistola contro il Garrasi, di cui uno alla testa e l’altro al fianco. Il mandante del delitto Garrasi, ovvero Franco Malino, a distanza di alcuni mesi, verrà assassinato da un commando armato, rivale del clan Nardo.
Il corpo semicarbonizzato del Garrasi fu rinvenuto dagli agenti del Commissariato della Polizia di Stato di Lentini in un fondo agricolo in territorio di Carlentini. Per individuare i presunti autori dell’omicidio gli inquirenti hanno dovuto avvalersi del contributo di due gole profonde del gruppo mafioso Nardo, fuoriuscite dall’associazione criminale di Lentini per iniziare il percorso della collaborazione con la giustizia. Grazie alle convergenti dichiarazioni dei pentiti Vincenzo Piazza e Alfio Ruggeri gli inquirenti hanno incriminato quali autori del delitto di Sebastiano Garrasi, i lentinesi Raffaele Randone, attualmente detenuto nella Casa di reclusione di Oristano e Alfio Sambasile, ristretto presso la Casa Circondariale di Catanzaro.
“La versione fornita dal collaboratore di giustizia Alfio Ruggeri sull’omicidio di Sebastiano Garrasi è incompatibile con gli accertamenti di medicina legale”. L’ha detto, nel corso della sua audizione, il medico legale Franco Coco che ebbe ad effettuare l’autopsia sui resti carbonizzati del Garrasi. Secondo il medico legale l’omicidio del Garrasi non è avvenuto all’interno della sua auto come dichiarato dal pentito Ruggeri, ma sarebbe avvenuto fuori della macchina. Non solo. L’omicidio è avvenuto in contrada Gelsari, in territorio tra Lentini e Carlentini, ove il medico legale Coco ebbe a rinvenire tracce di materia cerebrale fuoriuscita dalla testa del morto ammazzato. Il medico legale ha detto che sarebbe stato rischioso per il killer esplodere i due colpi di pistola dal sedile passeggero accanto a quello del conducente, cioè la vittima, in quanto i proiettili potevano fuoriuscire e conficcarsi nel corpo dello sparatore. Inoltre, il medico legale ha smentito il pentito Ruggeri anche quando afferma che il componente del clan Nardo Sgandurra si era opposto alla proposta dei due killer di bruciare il corpo del povero Sebastiano Garrasi ma di lasciarlo integro per consentire alla sua famiglia di far celebrare il funerale: “quando ho effettuato il sopralluogo ho trovato il corpo del morto ammazzato in gran parte carbonizzato, e c’era accanto al cadavere un braccio che si era staccato dal corpo della vittima” – ha dichiarato il medico legale Franco Coco.
(nella foto il pentito Alfio Ruggeri, ex affiliato al clan Nardo di Lentini)