Siracusa. Dopo otto ore di camera di consiglio il Giudice delle indagini preliminari Francesco Alligo ha convalidato il fermo disposto dal Pubblico Ministero Marco Dragonetti e ha applicato la misura della custodia in carcere ai piromani Salvatore Cannata e Marco Accarpio, rispettivamente di 25 e di 37 anni, ritenuti responsabili, in concorso, dei reati di incendio doloso e morte come conseguenza di altro delitto, poiché nella sera del 15 febbraio hanno incendiato un’abitazione sita a Noto, causando la morte di Vincenzo Blanco, 36 anni, inquilino della casa sita al primo piano rispetto a quella a pianterreno, data alle fiamme, occupata da suo fratello.
L’udienza di convalida del fermo di indiziato di delitto, era iniziata alle ore 12,30. I due arrestati, scortati dagli agenti della polizia penitenziaria, sono entrati, uno alla volta, nell’aula in cui si trovavano il Gip Francesco Alligo, il Pubblico Ministero Marco Dragonetti e il difensore di fiducia, avvocato Antonio Meduri. I due netini si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e dalle 12,40 fino alle 13,55 hanno parlato il Pubblico Ministero che ha chiesto la convalida del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso da lui stesso nei confronti di Salvatore Cannata e Marco Accarpio e l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere. Il sostituto procuratore Dragonetti ha dichiarato che non ci sono dubbi sull’identificazione dei due netini come autori dell’incendio doloso e della morte dell’innocente Vincenzo Blanco, causata dal monossido di carbonio che ne provocava il decesso per asfissia, puntualizzando che la loro identificazione è avvenuta grazie alla visione delle immagini delle videoriprese effettuate dalle telecamere installate nelle strade che immettono al Ronco Bracciano, dove risiedono i fratelli Blanco.
In particolare, a poche ore dal fatto, i due fermati sono stati ripresi nei pressi dell’abitazione di Vincenzo Blanco mentre si accingevano ad entrare per poi darsi alla fuga seguiti da una scia di fumo e dalle fiamme che si sono propagate così velocemente da non lasciare scampo alla povera vittima. Il magistrato della Procura aretusea ha aggiunto che gli investigatori del Commissariato della P.S. di Noto si sono si sono avvalsi anche di video pubblicati sui social dagli stessi odierni indagati. I filmati li immortalano nitidamente nel loro abbigliamento sportivo, lo stesso indossato poche ore più tardi quando, lasciata l’abitazione a bordo della loro utilitaria, raggiungono il Ronco Bracciano ove è ubicata l’abitazione della vittima. La sovrapposizione ed analisi dei frames video non lascia dubbi di sorta sulla piena corrispondenza dei capi di vestiario e dunque sull’identità dei due soggetti. Che, però, non vengono ripresi in volto dalle telecamere.
A dire del Pubblico Ministero l’azione delittuosa si consuma in pochi minuti: il primo a fare ingresso è il giovane di 25 anni seguito dal complice di 37 anni, dopo due minuti i due soggetti si allontanano e, a distanza di 8 minuti circa, è possibile notare del fumo e subito dopo le fiamme.
Il sostituto procuratore Dragonetti ribadisce che il probabile movente che ha determinato la criminale decisione di incendiargli la casa è da ricercare nel mancato pagamento di una fornitura di droga da parte del fratello della vittima, occupante della casa a pianterreno, data alle fiamme dallo spacciatore Salvatore Cannata e dal suo complice Corrado Accarpio. Infine, il Pubblico Ministero ha sostenuto che ulteriori elementi indiziari a carico dei due indagati si ricavano dalle intercettazioni ambientali.
A sua volta l’avvocato Antonio Meduri, prendendo la parola, chiede al Gip Alligo di rigettare la richiesta del Pubblico Ministero tesa ad ottenere l’applicazione della misura della custodia in carcere. L’avvocato Meduri chiede in primis al Gip di ordinare la scarcerazione dei suoi assistiti in quanto non sono emersi dalle indagini espletate dagli agenti del Commissariato di P.S. di Noto i gravi indizi di reità in quanto dalle telecamere non vengono mai ripresi in faccia Salvatore Cannata e Corrado Accarpio. L’avvocato Meduri ha chiesto, in subordine, di applicare ai due indagati una misura cautelare non afflittiva.
Poi il Gip Francesco Alligo si è ritirato in camera di consiglio e, dopo otto ore, è ritornato nell’aula leggendo per sé stesso e per la sua assistente di cancelleria, l’ordinanza con la quale ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Salvatore Cannata e Corrado Accarpio.
Le indagini sono iniziate il 15 febbraio scorso quando una volante del Commissariato di P.S. di Noto è intervenuta in Ronco Bracciano per la segnalazione di un incendio in un’abitazione all’interno della quale poteva trovarsi una persona.
Gli operatori di polizia constatavano che dal portone del piano terra di detta abitazione, suddivisa su due livelli, fuoriuscivano delle fiamme ma, a causa della diffusività delle stesse che avevano ormai invaso completamente lo stabile, risultava impossibile per il personale intervenuto entrare per constatare se vi fossero presenti persone.
I Vigili del Fuoco intervenuti riuscivano nel frattempo, alle ore 23.00 circa, a domare le fiamme e ad entrare all’interno, rinvenendo un cadavere carbonizzato, quello Vincenzo Blanco di 36 anni.
Dalle prime informazioni, gli agenti appuravano che la vittima era rientrato nella propria abitazione dopo aver partecipato ad un a festa di compleanno.
I poliziotti hanno ricostruito i fatti apprendendo dai Vigili del Fuoco che questi ultimi avevano trovato il cadavere accanto un secchio d’acqua, con il quale, probabilmente, la vittima aveva cercato di spegnere l’incendio.
Non potendosi escludere che si trattasse di incendio doloso, secondo quanto riferito nell’immediatezza dal personale dei Vigili del Fuoco, gli investigatori del Commissariato e della Squadra Mobile della Questura di Siracusa hanno proceduto a raccogliere tutti gli elementi utili al fine di ricostruire compiutamente i fatti ed individuare gli autori dell’incendio.
Dagli accertamenti esperiti, sia mediante le sommarie informazioni assunte, sia grazie all’analisi dei filmati estrapolati dai sistemi di video sorveglianza presenti in tutte le strade utili all’accesso di via Ronco Bracciano, è emersa la natura dolosa dell’episodio delittuoso.
In particolare, a poche ore dal fatto, due individui sono stati ripresi nei pressi dell’abitazione della vittima mentre si accingevano ad entrare per poi darsi alla fuga seguiti da una scia di fumo e dalle fiamme che si sono propagate così velocemente da non lasciare scampo alla povera vittima.
I poliziotti si sono avvalsi anche di video pubblicati sui social dagli stessi odierni indagati .
I filmati li immortalano nitidamente nel loro abbigliamento sportivo, lo stesso indossato poche ore più tardi quando, lasciata l’abitazione a bordo della loro utilitaria, raggiungono il vicolo ove è ubicata l’abitazione della vittima.
La sovrapposizione ed analisi dei frames video non lascia dubbi di sorta sulla piena corrispondenza dei capi di vestiario e dunque sull’identità dei due soggetti.
L’azione delittuosa si consuma in pochi minuti: il primo a fare ingresso è il giovane di 25 anni seguito dal complice di 37 anni, dopo due minuti i due soggetti si allontanano e, a distanza di 8 minuti circa, è possibile notare del fumo e subito dopo le fiamme.
La vittima, accortasi dell’incendio, nel tentativo estremo di spegnere le fiamme che avevano ormai circondato l’intero stabile distruggendo gli arredi, veniva travolta dal monossido di carbonio che ne provocava il decesso per asfissia sulla rampa di scale che dal piano terra conduce al primo piano ove aveva la camera da letto.
Nessun altro individuo viene visto arrivare sui luoghi prima dei due indagati e ciò costituisce elemento decisivo che depone per la loro responsabilità.
Sono allo stato oggetto di approfondimento le ragioni sottostanti alla condotta criminosa, assai verosimilmente riconducibili alla vendita di dosi di droga al fratello di Vincenzo Blanco da parte di Salvatore Cannata, che si voleva vendicare incendiandogli la casa senza prevedere che le fiamme potevano estendersi al piano superiore.
L’avvocato Antonio Meduri ha dichiarato che l’ordinanza emessa dal Gip Francesco Alligo nei confronti dei propri assistiti verrà impugnata con la contestuale richiesta al Tribunale del Riesame di Catania di annullarla e di scarcerare Salvatore Cannata e Corrado Accarpio per mancanza dei gravi indizi di reità.