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Assolto dal reato di tentato omicidio ma è condannato a 18 mesi per lesioni l’avolese che aveva investito un minorenne

CronacaAssolto dal reato di tentato omicidio ma è condannato a 18 mesi per lesioni l’avolese che aveva investito un minorenne

Siracusa. I giudici del Collegio Penale (presidente, Salvatore Cavallaro; a latere, Antonio Dami e Federica Piccione) hanno emesso la sentenza nei confronti dell’avolese Danilo Carbè, 25 anni, accusato di tentato omicidio e di lesioni personali gravi ai danni di Graziano Marchisello, all’epoca dei fatti minore di 16 anni. Il Tribunale, accogliendo parzialmente la richiesta avanzata dal Pubblico Ministero Andrea Palmieri, che, a conclusione della requisitoria, aveva auspicato un verdetto di assoluzione di Danilo Carbè da entrambi i reati, ha assolto l’imputato dal tentato omicidio ma lo ha riconosciuto colpevole dal reato di lesioni personali e gli ha inflitto la pena di un anno e sei mesi di reclusione con la concessione della sospensione condizionale. Il difensore dell’imputato, avvocato Antonino Campisi, si era associato alla richiesta del Pubblico Ministero Palmieri di assoluzione da entrambi i reati contestati al suo cliente che si è sempre protestato innocente dall’accusa di avere investito con la propria auto il ragazzo con il cui fratello, dentro un bar, aveva avuto pochi attimi prima un violento alterco. Danilo Carbè, interrogato nel corso della celebrazione del processo, ha ribadito la stessa dichiarazione resa in occasione dell’interrogatorio di garanzia cui fu sottoposto dal Giudice delle indagini preliminari Tiziana Carrubba, che aveva disposto nei suoi confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari, su conforme richiesta del Pubblico Ministero Carlo Enea Parodi. L’avolese ha sostenuto che non era sua intenzione investire il sedicenne, ma di non aver avuto un’altra scelta visto che la persona offesa si era posizionata innanzi alla sua autovettura mentre lui stava cercando di fuggire per non essere malmenato dagli amici e dai familiari del giovanissimo antagonista. Danilo Carbè ha riferito che tra lui ed il fratello del minorenne c’è stata una lite, per futili motivi, all’interno di un bar. La lite dalle parole è passata ben presto alle botte e la peggio è toccata al Carbè, in quanto si è ritrovato circondato da coetanei e parenti del suo antagonista. Appena si è trovato nelle condizioni di darsi alla fuga il Carbè lo ha fatto per sottrarsi al pestaggio e si è rifugiato dentro la propria autovettura. Ma al momento di mettere in movimento l’auto si è trovato sbarrata la strada dal minorenne, che lo invitava a scendere a terra e comportarsi da uomo. Carbè ha pigiato il pedale dell’acceleratore e ha sterzato nel tentativo di non travolgere il sedicenne, ma non è riuscito nel suo intento. L’auto è venuta in contatto con il ragazzo, che è stramazzato sul selciato riportando un trauma facciale. Carbè, però, sempre per paura di essere picchiato dai coetanei eparenti del minorenne, non si è fermato per soccorrerlo e si è allontanato dalla zona. Per questo motivo il Pubblico Ministero Parodi oltre al reato di tentato omicidio ha contestato a Danilo Carbè il reato di omissione di soccorso.

L’avvocato Antonino Campisi, alla luce della sentenza pronunciata dal Tribunale, ha preannunciato appello in quanto ritiene che il suo cliente non ha commesso nemmeno il reato di lesioni personali. Secondo il penalista l’imputato, avendo parcheggiato la propria auto sul marciapiede, quando ha messo in moto e innescato la prima, non pensava che il suo antagonista continuasse a restare “attaccato” alla parte anteriore del veicolo, per cui, partendo, nello scendere dal marciapiede, senza volerlo, è venuto a contatto con il sedicenne e lo ha fatto cadere. Secondo l’avvocato Antonino Campisi l’incidente avrebbe potuto avere conseguenze più gravi per il sedicenne se Danilo Carbè non avesse sterzato evitando con quella manovra di arruotarlo.

La lite e l’incidente si sono verificati nella notte del 26 maggio 2019, allorquando il Carbè, a bordo dell’autovettura a lui in uso mentre tentava di allontanarsi dalla centralissima via Linneo, nel centro abitato di Avola, investiva il sedicenne procurandogli traumi diffusi dichiarati guaribili in 30 giorni di prognosi. L’origine del risentimento dell’autore dell’investimento verso la vittima sarebbe da ricondursi ad una lite tra il Carbè e il fratello del sedicenne per futili motivi, verosimilmente riconducibili allo stato di ebbrezza alcolica in cui si trovavano entrambi i litiganti poco prima dell’incidente con l’auto. Secondo i Carabinieri il Carbè avrebbe intenzionalmente deviato la corsa della propria autovettura al fine di investire il giovane, dandosi immediatamente alla fuga dopo aver commesso il fatto. Il Carbè, al fine di alleggerire la propria posizione si era presentato solo alcune ore dopo presso la locale Stazione Carabinieri, quando era già stato identificato quale autore del grave reato che avrebbe potuto arrecare danni ben più gravi al minorenne.

Durante la celebrazione del processo la tesi accusatoria è stata sconfessata dai moltissimi testimoni oculari sia della lite che dell’incidente. E tutti sono stati concordi nel sostenere che il conducente della macchina non aveva travolto intenzionalmente il ragazzo che si era aggrappato sul cofano dell’autovettura guidata da Danilo Carbè nel tentativo di impedirgli di allontanarsi da Via Linneo.