Siracusa. E’ in corso di svolgimento il processo con rito abbreviato a carico dell’ex pizzaiolo Osvaldo Lopes reo confesso di avere ucciso nel mese di maggio del 2013 Nicola Ferla, un componente della banda criminale che l’imputato aveva costituito con le dichiarate intenzioni di fare concorrenza ai clan mafiosi esistenti nel capoluogo aretuseo e nei comuni dell’hinterland, Floridia e Solarino, nei quali negli anni Ottanta-Novanta a farla da padrone era il clan Aparo.
Il processo contro l’ex pizzaiolo di giorno e killer di notte si sta svolgendo innanzi al Giudice dell’udienza preliminare Andrea Migneco che, già parecchi anni fa, ha condannato Osvaldo Lopes a 20 anni di reclusione per avere ucciso Nicola La Porta, 47 anni, anche lui componente della banda costituita dall’imputato. Osvaldo Lopes, dopo essere stato arrestato dai Carabinieri del Comando provinciale quale presunto autore dell’omicidio di Nicola La Porta, ha deciso di collaborare con la giustizia e anche in quel giudizio, definito in abbreviato, ha ottenuto un duplice sconto di pena: quello previsto dal rito e quello che il codice prevede per chi si dissocia dalla banda criminale di cui era componente e contribuisce con le sue dichiarazioni accusatorie a fare arrestare altri mafiosi, trafficanti di droga e malavitosi. Oltre a lui i Carabinieri arrestarono tutti i componenti della banda costituita da Osvaldo Lopes e precisamente Leonardo Maggiore, Giuseppe Genesio e Salvatore Mollica che, prima ancora del capoclan, pochi attimi dopo che i militari dell’Arma lo avevano ammanettato, aveva manifestato l’intenzione di voler collaborare con la giustizia.
Ritornando al processo con rito abbreviato per l’omicidio di Nicola Ferla, il Pubblico Ministero Andrea Palmieri, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna di Osvaldo Lopes alla pensa di sedici anni di reclusione. Il difensore dell’omicida, avvocato Giuseppe Tessitore, del Foro di Napoli, ha chiesto una pena più mite rispetto a quella richiesta dal Pubblico Ministero. Il Gup Migneco non è entrato in camera di consiglio per la richiesta del Pubblico Ministero Palmieri di voler replicare ad alcune considerazioni formulate dal difensore di Osvaldo Lopes. Il processo è stato rinviato al prossimo 3 maggio per le repliche e per la lettura della sentenza.
Osvaldo Lopes, attualmente, sta espiando ben due condanne: quella a sedici anni di reclusione inflittagli dalla Corte d’Assise di Appello di Catania, che aveva riformato la sentenza pronunciata in primo grado dal Gup Mgneco per l’omicidio di Nicola La Porta e quella a 7 anni e sei mesi di reclusione per associazione finalizzata al traffico di cocaina.
L’omicidio dell’operaio di Nicola La Porta, 47 anni, crivellato di piombo dal pizzaiolo Osvaldo Lopes nei pressi del cimitero di Floridia, avvenne nella tarda serata del 3 marzo del 2014. Leonardo Maggiore, conducente dell’auto con la quale il pizzaiolo Osvaldo Lopes e l’operaio Nicola La Porta raggiunsero il cimitero di Floridia, assistette passivamente alla soppressione fisica della vittima. Coinvolti nell’omicidio anche Salvatore Mollica e Giuseppe Genesio, che avevano fatto delle pressioni sul La Porta affinchè incontrasse Osvaldo Lopes, giunto a Floridia da Siracusa per incontrarlo.
Quando La Porta arrivò fu invitato a prendere posto nell’auto guidata dal Maggiore, nella quale aveva già preso posto Osvaldo Lopes. Arrivati nella zona cimitero di Floridia, dalla macchina scendevano Lopes e La Porta, mentre al volante rimaneva il Maggiore. I due a piedi raggiungevano un muro di cinta e mentre il floridiano si chinava per prelevare da un foro una cassetta contenente un quantitativo di cocaina per consegnarne una parte al Lopes, quest’ultimo impugnava la pistola e faceva fuoco, uccidendo Nicola La Porta. I Carabinieri, sulla base dei filmati prodotti dal sistema di videosorveglianza, individuavano tutti i componenti del gruppo coinvolti nell’omicidio di Nicola La Porta e li sottoponeva a fermo di indiziati di omicidio volontario aggravato. Salvatore Mollica, dopo aver manifestato l’intenzione di voler collaborare con la giustizia, veniva sottoposto ad interrogatorio dal Pubblico Ministero Andrea Palmieri, e confessava la propria partecipazione alla spedizione omicidiaria e inguaiava anche i complici. A distanza di due settimane dal fermo, anche il pizzaiolo Osvaldo Lopes confessava di avere ucciso personalmente il La Porta e iniziava anche lui a collaborare con la giustizia. Trascinati a giudizio, i tre imputati venivano processati con il rito abbreviato e il Giudice dell’udienza preliminare Andrea Migneco, nel riconoscerli colpevoli, infliggeva 20 anni di carcere al killer Osvaldo Lopes, 16 anni al pentito Salvatore Mollica e dodici anni e otto mesi ciascuno a Leonardo Maggiore e Giuseppe Genesio.
La Corte d’Assise, riformava la sentenza di primo grado, e infliggeva sedici anni di reclusione al pizzaiolo-killer, quattordici anni a Salvatore Mollica e dieci anni e otto mesi ciascuno a Leonardo Maggiore e Giuseppe Genesio.
L’omicidio di Nicola La Porta, eseguito personalmente dall’ex pizzaiolo-killer Osvaldo Lopes, avvenne nella tarda serata o nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2014. Osvaldo Lopes, incontratosi al cimitero di Floridia con Nicola La Porta, gli chiedeva di cedergli alcune dosi di cocaina in quanto, quella notte intendeva festeggiare il compleanno di un suo dipendente con un coca-party. Il La Porta aderiva alla richiesta del Lopes e si chinava per prelevare la cassetta contenente la cocaina da una insenatura del muro. In quel preciso momento, Osvaldo Lopes estraeva dalla tasca del giubbotto la pistola e iniziava ad esplodere tutti i proiettili contro Nicola La Porta, centrandolo alla testa e in altre parti del corpo. Come Lopes ha spiegato, quando ha iniziato a collaborare con la giustizia, lui si era determinato a uccidere Nicola La Porta per evitare che quest’ultimo potesse ammazzarlo. A dire di Lopes, infatti, il La Porta aveva già tentato di tendere una trappola mortale al pizzaiolo siracusano, dandogli un appuntamento in una campagna di Villasmundo. All’appuntamento, però, il Lopes non andò proprio perchè qualcuno gli aveva sussurrato all’orecchio le brutte intenzioni del La Porta. Da quel giorno Osvaldo Lopes ha studiato tutte le ipotesi possibili e immaginabili per vendicarsi del complotto ai suoi danni progettato da Nicola La Porta e da Nicola Ferla. Il pentito ha riferito che Nicola La Porta e Nicola Ferla, da co-fondatori della stessa banda guidata dal Lopes erano diventati suoi acerrimi nemici in quanto non condividevano le modalità di come lui gestiva la banda. I suoi due rivali, infatti, contestavano a Osvaldo Lopes di aver scialacquato tutti i soldi incassati con la vendita della cocaina. Nicola La Porta e Nicola Ferla sostenevano che il Lopes aveva prosciugato la cassa comune della banda per aprire il bar-pizzeria-ristorante nel centralissimo viale Scala Greca. Nella serata del 2 marzo 2013, Osvaldo Lopes si recava Floridia, dove incontrava gli altri tre complici nell’attuazione del criminoso piano contro il La Porta. L’operaio, che si trovava in casa di una donna, nella tardissima serata del 2 marzo, veniva invitato a raggiungere Osvaldo Lopes che si trovava in quel momento in compagnia di Leonardo Maggiore. Il quale, conducente della macchina su cui viaggiava il pizzaiolo-killer, è stato testimone oculare dell’omicidio. Maggiore si è giustificato dicendo di non avere potuto evitare il delitto poichè è stata improvvisa e repentina l’iniziativa di Lopes di prendere la pistola e di esplodere i proiettili alla testa e al torace del povero Nicola La Porta. La pistola utilizzata dal pizzaiolo-killer per ammazzare Nicola La Porta era stata dallo stesso utilizzata per uccidere Nicola Ferla. Il delitto del Ferla avvenne un anno prima di quello di Nicola La Porta. La sera dei festeggiamenti per l’Ascensione della Madonna in Paradiso, sia Nicola Ferla che Osvaldo Lopes si trovavano a Floridia per seguire la processione e soprattutto lo sparo dei fuochi pirotecnici. Il diabolico pizzaiolo-killer aspettò per entrare in azione proprio l’esplosione dei fuochi pirotecnici. Nicola Ferla, invece, aveva deciso di godersi lo spettacolo standosene comodamente seduto sul sedile anteriore della propria autovettura. Quando l’intensità delle deflagrazioni aumentò e tutti gli spettatori erano concentrati con gli occhi verso il cielo il diabolico Osvaldo Lopes raggiungeva l’autovettura di Nicola Ferla e da una distanza di meno di un metro esplodeva alcuni colpi di pistola alla testa contro il suo antagonista. L’arma non era dotata di silenziatore. Se non ci fossero stati i botti dei fuochi artificiali tutte le persone assiepate in quella strada di Floridia avrebbero sicuramente udito i colpi di pistola sparati dal killer contro il conducente della macchina. Dell’uomo crivellato di piombo si sono accorti alcuni passanti rimasti fino all’ultimo istante a seguire lo spettacolo pirotecnico. A smascherare il killer è stata la perizia balistica sulla pistola con la quale Osvaldo Lopes aveva ucciso Nicola La Porta. I Carabinieri del Nucleo Ris di Messina hanno accertato che quella pistola Osvaldo Lopes l’aveva utilizzata per ammazzare Nicola Ferla, punito a morte per avere progettato, insieme a Nicola La Porta, di sopprimere Osvaldo Lopes. Il quale, quando ormai non aveva più alcuna possibilità di farla franca, ha confessato l’omicidio di Nicola Ferla.
(nella foto il pentito Osvaldo Lopes)