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Omicidio Nastasi, salta la videoconferenza con la Germania: Andrea Grasso è ricercato per scontare 4 anni

CronacaOmicidio Nastasi, salta la videoconferenza con la Germania: Andrea Grasso è ricercato per scontare 4 anni

Siracusa. L’audizione di Andrea Grasso, l’amico di Emanuele Nastasi per la cui fine si trova alla sbarra il pachinese Raffaele Forestieri, inteso Rabbiele, è definitivamente saltata. Il Grasso avrebbe dovuto essere esaminato in streaming previo collegamento video da un sito della Germania, dove il pachinese si è trasferito per motivi di lavoro, con l’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Siracusa. E, invece, la Corte d’Assise (presidente, Tiziana Carrubba; a latere, Carla Frau) è stata informata che il Grasso si è reso irreperibile dal 12 maggio scorso in quanto colpito da un ordine di carcerazione emesso nei suoi confronti perché deve espiare in carcere la pena di quattro anni di reclusione inflittagli dai giudici siracusani perché riconosciuto colpevole di estorsione ai danni del proprio padre, Santo Grasso. Le ricerche di Andrea Grasso non sono andate a buon fine per cui egli è stato dichiarato ufficialmente un latitante.
La Corte d’Assise, vista l’impossibilità di raccogliere dal vivo le dichiarazioni di Andrea Grasso, ha autorizzato il Pubblico Ministero Gaetano Bono di produrre i verbali contenenti le dichiarazioni del testimone rese alla Polizia di Stato e ai Carabinieri. Il Grasso a suo tempo ebbe a riferire sia agli investigatori del Commissariato di P.S. di Pachino, sia ai Carabinieri della Compagnia di Noto che lui aveva contratto un debito con Paolo Forestieri, ucciso con delle fucilate oltre sei anni fa da quattro componenti di un gruppo malavitoso delle case popolari di Via Capppellini, per la fornitura di una dose di cocaina per un costo di 30 o 40 euro e che il Nastasi gli aveva fatto da garante invitando lo spacciatore a desistere dal rivolgere delle minacce al suo amico assicurandolo che i soldi glieli avrebbe dati lui. Questa dichiarazione è stata ribadita in aula dal vicequestore Paolo Arena che ha confermato che la fornitura della cocaina era stata effettuata da Paolo Forestieri, mentre nel verbale dei Carabinieri si riferisce che il debito per la vendita della cocaina era stato contratto dal Grasso con i Forestieri, quindi sia con Paolo che con lo zio del morto ammazzato, l’attuale imputato Raffaele Forestieri. Il quale, invitato se intendesse sottoporsi all’esame del Pubblico Ministero Bono, ha risposto dicendo che non era sua intenzione rispondere alle domande del sostituto procuratore né a quelle del legale delle parti civili, avvocato Salvatore Di Fede, né a quelle dei suoi difensori, avvocati Luigi Caruso Verso e Enrico Trantino.
La Corte, dopo avere acquisito al fascicolo processuale i verbali contenenti le dichiarazioni di Andrea Grasso, ha dichiarato chiuso il dibattimento e ha rinviato il processo all’udienza del 21 giugno prossimo per la requisitoria del Pubblico Ministero Gaetano Bono e subito dopo per le arringhe dell’avvocato Salvatore Di Fede, che tutela le parti civili (il padre e le sorelle di Emanuele Nastasi), costituitesi in giudizio contro Raffaele Forestieri, e degli avvocati Enrico Trantino e Luigi Caruso Verso, difensori dell’imputato.
Secondo i Carabinieri della Compagnia di Noto Emanuele Nastasi sarebbe stato ucciso da Raffaele Forestiere, per avere protestato contro la fornitura di eroina di pessima qualità, ritenendosi vittima di un “bidone”. Emanuele Nastasi, in un’occasione, ebbe il coraggio di diffidare il nipote di Rabbiele Forestieri dal minacciare il suo amico Andrea Grasso. Ma in quella occasione la diffida Emanuele Nastasi la pronunciò telefonicamente e non di presenza come avvenne la sera in cui Rabbiele Forestieri gli avrebbe sferrato il violento pugno alla tempia, rivelatosi mortale.
L’arresto di Raffaele Forestieri è stato effettuato dai Carabinieri della Compagnia di Noto e della Stazione di Pachino la mattina del 4 giugno di tre anni fa in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice delle indagini preliminari Salvatore Palmeri. Coinvolto nell’omicidio di Natale Nastasi era anche il nipote dell’imputato, Paolo Forestieri, indicato come complice dello zio Rabbiele, assassinato nel 2015, davanti ad un ristorante di Portopalo da quattro compaesani, successivamente giudicati con il rito abbreviato e tutti condannati e ancora rinchiusi in carcere per scontare la pena a ciascuno inflitta, co il rito abbreviato, dal Gup Michele Consiglio.
A distanza di anni dall’uccisione di Paolo Forestieri e dalla condanna dei suoi assassini, i Carabinieri della Compagnia di Noto hanno consegnato al sostituto procuratore Gaetano Bono un dossier nel quale indicano zio e nipote Forestieri responsabili della morte e della soppressione del cadavere del povero Emanuele Nastasi. Nonostante le ricerche il cadavere di Emanuele Nastasi non è stato mai trovato. Il giovane magistrato ha chiesto al Gip Palmeri di firmare un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Raffaele Forestieri e, appena la sua richiesta è stata accolta, ai Carabinieri ha affidato l’incarico di dare esecuzione al provvedimento coercitivo. Durante le perquisizioni eseguite al momento dell’arresto di Raffaele Forestieri, i Carabinieri hanno sequestrato una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, 77 proiettili del medesimo calibro, 16 grammi di cocaina e ben 900 grammi di marijuana, oltre a circa € 1200 in banconote di vario taglio, tutto materiale rinvenuto nelle pertinenze delle case popolari dove vive il pachinese.
La storia della morte di Emanuele Nastasi si interseca con il suo stato di tossicodipendenza.
Secondo i Carabinieri nell’ultimo arco della sua vita Nastasi comprava l’eroina da Paolo e Raffaele Forestieri, quest’ultimo pluripregiudicato per reati in materia di stupefacenti già all’epoca dei fatti.
Ed è proprio da un debito di droga di appena 80 euro che trae origine la vicenda.
In particolare, circa una settimana prima della scomparsa, Natale Nastasi aveva acquistato un quantitativo di eroina da Paolo Forestieri per un prezzo concordato di 80 euro, ma la droga era di scarsa qualità e di quantità inferiore rispetto al prezzo pattuito. E Natale Nastasi non esitò a contestarlo ai suoi spacciatori.
Il suo coraggio e la sua irriverenza gli furono fatali: aveva osato ribellarsi a Paolo e Rabbiele Forestieri e quest’ultimo era solito sottomettere i suoi debitori incutendo timore con la sola presenza, specie nel complesso delle case popolari di Via Mascagni, dove si atteggia a piccolo boss forte del suo curriculum criminale e della sua pericolosità sociale, ben nota ai locali residenti, traendone profitto dalla consapevolezza della sostanziale libertà d’azione ed impunità per l’omertà e il senso di paura ed oppressione in cui vivono i residenti del complesso. Il materiale rinvenuto e sequestrato dai Carabinieri indica il genere di traffici che ruotano intorno alla zona.
Con orgoglio scrivono i Carabinieri nel rapporto inviato al Pubblico Ministero Gaetano Bono: non c’è impunità che tenga, di fronte a organi inquirenti che sono riusciti pazientemente a ricostruire le tessere di un mosaico e, sia pure a cinque anni di distanza dalla denuncia di scomparsa di Natale Nastasi, sono riusciti a rinvenire tutti gli indizi in grado di inchiodare Raffaele Forestieri, alias Rabbiele, alle proprie responsabilità.
Un omicidio al momento senza cadavere, o come si dice in gergo della scienza criminale, un caso di lupara bianca: il corpo del giovane Natale Nastasi è stato lungamente cercato, ma invano; sono stati ispezionati vari siti nell’area tra i Comuni di Pachino e Portopalo di Capo Passero, anche unitamente a personale specializzato del Nucleo Speleo-Alpino-Fluviale del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Siracusa. Ma tutte le ricerche per trovare i resti del povero Nastasi sono risultate vane.

(nella foto Raffaele Forestieri)