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Il boss Angelo Monaco e il genero condannati a 6 anni e 8 mesi ciascuno per estorsione ai danni di un appaltatore edile

CronacaIl boss Angelo Monaco e il genero condannati a 6 anni e 8 mesi ciascuno per estorsione ai danni di un appaltatore edile

Catania. I giudici del Tribunale penale, presidente Di Pasquale, hanno pronunciato la sentenza nei confronti del boss siracusano Angelo Monaco e di suo genero Paolo Mirmina Spatalucente infliggendo a ciascuno la pena di sei anni e otto mesi di reclusione in quanto riconosciuti colpevoli del reato di estorsione aggravata ai danni dell’appaltatore edile di Belpasso, Mario Cavallaro, costringendolo con la minaccia di ritorsioni a consegnare cinque assegni di diecimila euro ciascuno per presunti lavori edili effettuati ad Ispica dai due imputati soci in affari di un ditta che opera a Noto.
Il Pubblico Ministero aveva chiesto la condanna alla pena di dodici anni di reclusione ciascuno per Angelo Monaco, detenuto a Terni, e per Paolo Mirmina Spatalucente, processato in stato di libertà. Ma il Collegio giudicante ha concesso le attenuanti generiche peraltro dichiarate prevalenti sulla contestata aggravante del metodo mafioso e ha ridotto la pena a sei anni e otto mesi. Secondo il rappresentante della pubblica accusa i 50.000,00 euro pretesi da Angelo Monaco e dal genero Paolo Mirmina Spatalucente erano una tangente bell’e buona, per cui ha chiesto al Collegio giudicante, presidente Di Pasquale, di riconoscerli colpevoli di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di infliggere la pena di 12 anni di reclusione ciascuno.
In difesa del boss Angelo Monaco, che ha seguito il processo in video collegandosi dal carcere di Terni dove sta espiando altre condanne, e di suo genero Paolo Mirmina Spatalucente, presente in aula in quanto giudicato in stato di libertà, ha parlato l’avvocato Junio Celesti il quale si era battuto per la loro assoluzione. Il penalista ha sostenuto, infatti, che l’imprenditore Mario Cavallaro, dopo aver invitato suocero e genero a recarsi nel suo ufficio di Belpasso per consegnare gli assegni a saldo delle loro spettanze, con il telefono cellulare ha registrato la conversazione e girato un video mentre si apprestava a consegnare i cinque titoli bancari dell’importo di diecimila euro ciascuno. Usciti dall’ufficio dell’appaltatore il Monaco e il Mirmina Spatalucente sono stati arrestati dai Carabinieri di Belpasso per estorsione aggravata dal metodo mafioso. I Carabinieri erano stati informati dall’appaltatore di Belpasso di essere stato minacciato di ritorsioni qualora non avesse sborsato la somma di 50 mila euro ad Angelo Monaco e a Paolo Mirmina Spatalucente. Secondo l’avvocato Junio Celesti sono stati i Carabinieri ad avere organizzato la messa in scena della consegna dei cinque assegni bancari e della videoregistrazione per poter incastrare Angelo Monaco e Paolo Mirmina Spatalucente. L’avvocato Junio Celesti ha sostenuto, tra l’altro, che i suoi clienti avevano stipulato con l’appaltatore di Belpasso, che si era aggiudicato una gara di appalto indetto dal comune di Ispica, un accordo per l’effettuazione di lavori edili nel comune della provincia di Ragusa e di avere portato a compimento l’opera. Solo che poi l’appaltatore Mario Cavallaro anziché mantenere fede all’impegno preso avrebbe teso una trappola al boss Monaco e a suo genero facendoli arrestare per estorsione. Ma per l’avvocato Junio Celesti sia Angelo Monaco che suo genero Paolo Mirmina Spatalucente sono innocenti perché non hanno commesso l’estorsione con l’aggravante del metodo mafioso contestata a entrambi dal rappresentante della pubblica accusa. Nel corso della sua arringa difensiva l’avvocato Junio Celesti ha ricordato che i suoi assistiti sono stati scarcerati dal Tribunale del Riesame di Catania per mancanza dei gravi indizi di reità.
Ma il Tribunale di Catania non ha condiviso la tesi difensiva dell’avvocato Junio Celesti e ha condannato per estorsione aggravata il boss Angelo Monaco e suo genero Paolo Mirmina Spatalucente. Il difensore dei due imputati ha preannunciato appello contro la sentenza di condanna pronunciata dal Tribunale di Catania, ma dovrà attendere il deposito della motivazione del verdetto previsto nel termine di novanta giorni.

(nella foto Angelo Monaco)