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In abbreviato condannati Antonio Lombardo Facciale per porto di pistola e Emanuele Campisi per possesso di droga

CronacaIn abbreviato condannati Antonio Lombardo Facciale per porto di pistola e Emanuele Campisi per possesso di droga

Siracusa. Il processo con rito abbreviato a carico di Antonio Lombardo Facciale, 26 anni e di Emanuele Campisi, 33 anni, accusati il primo di detenzione e porto di una pistola clandestina, e il secondo di detenzione di cocaina, marijuana e hashish si è concluso con la condanna dei due imputati. Il Giudice dell’udienza preliminare Salvatore Palmeri ha inflitto la pena di due anni e venti giorni a Antonio Lombardo Facciale e la pena di un anno e otto mesi di reclusione a Emanuele Campisi. Pesantissime, invece, erano state le richieste del Pubblico Ministero Silvia D’Armento che, per il Lombardo, aveva richiesto la sua condanna alla pena di sei anni di reclusione e per il Campisi la pena di quattro anni. Il Gup Palmieri ha accolto la richiesta avanzata dal difensore dei due imputati, avvocato Giorgio D’Angelo, che aveva sollecitato una condanna mite rispetto a quella proposta dal rappresentante della pubblica accusa, che tenesse conto della riduzione di pena prevista dal rito abbreviato. La vicenda processuale è strettamente collegata con l’episodio dell’esplosione di tre colpi di pistola contro la porta e una finestra di un’abitazione sita in via Furnò, zona del Bronx. Avviate le indagini per risalire all’autore della sparatoria gli agenti della Squadra Mobile di Siracusa hanno effettuato una perquisizione nell’abitazione di Emanuele Campisi, 33 anni, già sottoposto agli arresti domiciliari perché trovato in possesso di alcune dosi di cocaina e hashish e della somma di 35 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio. I poliziotti si sono recati nell’abitazione del Campisi sulla base di una soffiata che aveva riferito che il pistolero di Via Furnò, nel momento dell’esplosione dei tre colpi di pistola, si trovava in compagnia di una donna di nazionalità polacca. Da ulteriori informazioni gli agenti della Squadra Mobile hanno appreso che una straniera da alcuni giorni veniva ospitata dal Campisi. Gli agenti, entrati nella casa del Campisi, hanno trovato al suo interno sia quest’ultimo, che la ragazza polacca di 36 anni Durante la perquisizione, all’interno di un armadio i poliziotti hanno rinvenutio una pistola Beretta Fs/92 calibro 9, munita di caricatore bifilare e un altro caricatore di riserva. L’arma è una pistola di ordinanza, in uso alle forze di Polizia, probabilmente provento di ricettazione. Emanuele Campisi ha sostenuto di essere completamente all’oscuro della presenza della pistola all’interno dell’armadio nella sua camera da letto, così come ha negato di aver violato gli arresti domiciliari. La donna polacca, il cui cognome è impronunciabile, non ha reso alcuna dichiarazione e i poliziotti, dopo avere informato il magistrato di turno alla Procura della Repubblica, hanno arrestati sia il Campisi che la polacca, sottoponendo entrambi agli arresti domiciliari come disposto dal Pubblico Ministero Chiara Valori.
Questa mattina, sabato 23 ottobre, il Campisi e la polacca, sono stati condotti al Palazzo di giustizia per la convalida dell’arresto. I due indagati sono comparsi innanzi al Giudice delle indagini preliminari Salvatore Palmeri, assistiti il Campisi dall’avvocato Giorgio D’Angelo e la polacca dall’avvocato Biagio Poidomani. La polacca si è avvalsa della facoltà di non rispondere, mentre il Campisi ha risposto alle domande del Gip confermando quanto aveva dichiarato alla Polizia. Il Campisi ha detto che da alcuni giorni aveva dato ospitalità alla polacca che si era presentata nella sua abitazione alquanto scossa ma di ignorare che dentro l’armadio si trovasse la pistola calibro 9. Il Pubblico Ministero ha chiesto al Gip Palmeri di convalidare l’arresto e di applicare sia al Campisi che alla polacca la misura cautelare degli arresti domiciliari. L’avvocato Giorgio D’Angelo e l’avvocato Biagio Poidomani hanno chiesto al Gip di rigettare la richiesta del Pubblico Ministero e di applicare ai rispettivi assistiti una misura non afflittiva.
Dopo essersi ritirato in camera di consiglio il Gip Palmeri è ritornato nell’aula e ha comunicato le proprie decisioni: alla polacca ha applicato gli arresti domiciliari, mentre al Campisi non ha applicato alcuna misura cautelare ritenendo credibile la versione da questi fornita a propria discolpa, cioè che ignorava che in casa sua ci fosse la pistola e che non aveva violato gli arresti domiciliari per esplodere i tre colpi di pistola in Via Furnò.
Non aveva mentito il Campisi in quanto poi si è saputo che la pistola trovata nell’armadio della casa di Emanuele Campisi apparteneva ad Antonino Lombardo Facciale. Il pistolero di Via Furnò si chiama Gaetano Tringali che ha patteggiato tre anni di reclusione dinanzi al Gup Francesco Alligo, la donna polacca anche lei accusata in concorso col Tringali del reato di porto di pistola ha patteggiato due anni di reclusione.

(nella foto Antonio Lombardo Facciale)