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Inchiesta sul depuratore Ias, ricorso al Riesame del Comune di Priolo contro il sequestro del patrimonio aziendale

CronacaInchiesta sul depuratore Ias, ricorso al Riesame del Comune di Priolo contro il sequestro del patrimonio aziendale

Siracusa. Il primo ricorso contro l’ordinanza cautelare emessa dal Giudice delle indagini preliminari Salvatore Palmeri con la quale ha sequestrato sia l’impianto di depurazione sia il patrimonio dell’Ias è stato presentato questa mattina dall’avvocato Luca Partexano per conto del sindaco di Priolo Gargallo, Pippo Gianni. Nell’istanza si chiede al Tribunale del Riesame di Siracusa di annullare la parte dell’ordinanza cautelare del Gip Palmeri in cui si dispone il sequestro del patrimonio dell’Ias Spa in quanto tra il denaro sequestrato vi è inclusa anche la somma versata dall’Amministrazione comunale di Priolo Gargallo per poter smaltire i reflui del comune nell’impianto di depurazione. Nel ricorso presentato dall’avvocato Partexano non si contesta il sequestro dell’impianto in quanto lo stesso Gip Palmeri ha autorizzato i Comuni di Priolo Gargallo e di Melilli di continuare a smaltire i rifiuti presso il depuratore dell’Ias, il cui utilizzo è vietato soltanto alla depurazione dei reflui dell’area industriale e in particolar modo ai cosiddetti “grandi utenti” Versalis Spa, Somatrach Raffineria Italiana Srl, Esso italiana srl, Sasol Spa, Isab srl, Priolo Servizi scpa, che nel depuratore immettono i loro rifiuti industriali.
Il Gip Palmeri ha sospeso dall’attività professionale i dirigenti e i proprietari di queste società, tutti indagati per il reato disastro ambientale. Sono 26 gli indagati ai quali viene contestato il reato di disastro ambientale aggravato e precisamente a Donato Infantino, Enrico Monteleone, Maria Grazia Brandara, Rosario Pistorio, Mirko Ranieri, Domenico Arena, Edoardo Vittorio Mirgone, André Haus, Giorgio Tuccio, Paolo Zuccarini, Sergio Corso, Guglielmo Arrabito, Salvatore Mesiti, Enrico Majuri, Angelo Bifulco, Domenico Longhitano, Nicola Patti, Litterio Iachetta, Enzo Maurizio Montalbano e le società Ias, Sonatrach, Esso, Versalis, Sasol, Isab e Priolo Servizi.
Per il Gip Palmeri il provvedimento di sequestro giudiziario dell’Ias si è reso necessario per impedire che il depuratore continuasse ad operare sulla base delle attuali autorizzazioni emesse da Enti dello Stato e dalla Regione Siciliana, che oggi sono ritenute non conformi alle vigenti leggi e comunque non più efficaci da oltre un decennio o parzialmente rispettate. Secondo i tecnici nominati dalla Procura la gestione dell’Ias avrebbe prodotto negli anni immissioni nell’atmosfera di circa 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive, fra cui alcune sostanze cancerogene come il benzene e di oltre 2.500 tonnellate di idrocarburi in mare negli anni fra il 2016 e il 2020. Il reato ipotizzato dalla Procura è di disastro ambientale aggravato in relazione all’inquinamento atmosferico e marino tuttora in corso di consumazione, nonché altre fattispecie di reati connessi all’illegittimità dei titoli autorizzatori.
Intanto si susseguono gli interventi di partiti e politici dopo il sequestro dell’Ias.
Il deputato regionale di Prima l’Italia Giovanni Cafeo, dichiara: “Il sequestro da parte della Procura di Siracusa dell’impianto Ias, se da un lato apre interrogativi sul ciclo della depurazione, dall’altro spalanca le porte della chiusura delle aziende del Petrolchimico di Siracusa”. “Il problema – continua Cafeo – è comprendere dove le aziende del Petrolchimico dovranno conferire i reflui industriali dopo il provvedimento del Tribunale. Di certo, non potranno conservarli in eterno, per questo auspico una rapida soluzione della vicenda. È necessario svolgere gli accertamenti ma è altrettanto indispensabile individuare una via d’uscita rapida perché qui c’è in gioco l’esistenza di un intero settore produttivo, colonna portante del territorio siracusano e siciliano”.
“La zona industriale siracusana – conclude Cafeo – sta già pagando un prezzo alto e rischia di chiudere per via di una Transizione energetica poco sensibile al settore petrolifero e per le sanzioni dell’UE, legate alla guerra in Ucraina, che stanno mettendo in fuga Lukoil”.
In un comunicato stampa il segretario del Partito Democratico Salvatore Adorno scrive: “Il provvedimento di sequestro dell’impianto di depurazione consortile, per il quale non ci è consentito entrare negli aspetti tecnici e giudiziari, desta allarme e preoccupazione per le conseguenze che possono determinarsi sul già precario sistema produttivo della nostra zona industriale e porta il territorio e le istituzioni ad interrogarsi sul che fare.
La vicenda giunge in un momento di per se già assai critico. La pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo, come si sa, hanno messo in ginocchio l’economia europea e per la provincia di Siracusa i dati e le preoccupazioni sono molto più gravi che altrove, se si tiene conto che da circa settanta anni la maggioranza del PIL provinciale viene prodotto dagli insediamenti industriali.
Comprendiamo le ragioni per le quali si è reso indispensabile impedire il proseguimento dell’attività depurativa considerato il “livello inaccettabile di rischio per la salute”. Non comprendiamo invece i motivi dei ritardi per la realizzazione di infrastrutture importanti per migliorare l’efficienza depurativa dell’impianto tra cui la copertura delle vasche e l’impianto di deodorizzazione mai entrato in funzione e la mancanza delle autorizzazioni necessarie mai rinnovate e non conformi alle disposizioni di legge vigenti per l’esercizio dell’impianto. Responsabilità assai gravi che coinvolgono la Regione, proprietaria dell’impianto, e i CdA dell’IAS che si sono succeduti in questo ultimo decennio.
Nessuno ha interesse a chiudere il polo industriale e mandare a casa migliaia di lavoratori, facendo ripiombare l’economia ai livelli del secondo dopoguerra. Certo è che, seppur nel perseguimento degli eventuali reati, occorre trovare soluzioni che da un lato perseguano l’obiettivo primario della tutela della salute, garantiscano il rispetto delle norme di legge e dall’altro tengano conto del problema assai importante dell’occupazione. Soluzioni che si spera possano essere individuate in tempi brevi e per le quali può tornare centrale il ruolo della Prefettura. In questo contesto è arrivato il momento di rivedere radicalmente il ruolo dell’Ias, della sua struttura societaria e dei rapporti tra privato e pubblico”.
Pippo Zappulla, segretario della Federazione regionale di ArticoloUno Sicilia, in una nota scrive: “Non è vicenda del tutto nuova e quindi mi sorprendono quanti si dichiarano sorpresi ma il sequestro degli impianti ai fini della depurazione e trattamento dei reflui industriali è di una gravità assoluta. Questo avviene peraltro con motivazioni pesantissime sul fronte ambientale”. “Se la Magistratura ha assunto una tale drastica decisione – afferma Zappulla – avrà le sue ragioni e va sostenuta nel pieno delle azioni messe in atto”.
“Resta per l’intera classe dirigente provinciale e regionale la domanda del come fare a smaltire i reflui industriali, del come fare per impedire di fatto la chiusura delle attività e produzioni industriali, del come impedire che alla fine a pagare non saranno i lavoratori e l’economia. Come evitare – dichiara il segretario regionale di ArticoloUno – che insieme al disastro ambientale si determini pure il disastro occupazionale e sociale”. “Il governo regionale, le istituzioni locali e forze sociali, con la sovrintendenza della stessa Magistratura, – conclude Pippo Zappulla – responsabilmente e celermente individuino le possibili soluzioni. Alla politica il compito di dare una mano ed evitare di utilizzare l’argomento come ennesima occasione per propaganda e strumentalizzazione politica”.