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Sequestro depuratore IAS, il Riesame ha rigettato il ricorso dell’Asi. Secondo Natura Sicula “le industrie violano il provvedimento del Gip”

CronacaSequestro depuratore IAS, il Riesame ha rigettato il ricorso dell'Asi. Secondo Natura Sicula "le industrie violano il provvedimento del Gip"

Siracusa. Anche i giudici del Tribunale della Libertà composto dal presidente Salvatore Cavallaro e dai giudici Federica Piccione e Liborio Mazziotta hanno rigettato il ricorso presentato dall’avvocato Salvatore Campanella, difensore del Commissario liquidatore del Consorzio Asi, Achille Piritore. Il Collegio si è riservato di far conoscere a breve la motivazione.
Lo stesso Collegio nella mattinata del 6 luglio prossimo discuterà il ricorso presentato dal professore Giovanni Grasso e dall’avvocato Francesco Favi nell’interesse di Enrico Monteleone, direttore generale e rappresentante legale dell’IAS Spa.
Sono già due i rigetti addottati dai giudici siracusani in relazione ai ricorsi presentati il primo dal sindaco di Priolo Gargallo, Giuseppe Gianni, detto Pippo, difeso dall’avvocato Luca Partexano e il secondo quello presentato dall’avvocato Salvatore Campanella nell’interesse del Commissario Liquidatore del Consorzio Asi. Entrambi i ricorsi erano stati presentati contro il provvedimento di sequestro preventivo del patrimonio aziendale dell’IAs Spa, emesso dal Giudice delle indagini preliminari Salvatore Palmeri, su richiesta del procuratore capo Sabrina Gambino e dei sostituti procuratori Tommaso Pagano, Salvatore Grillo e Marco Dragonetti. Quest’ultimo ha partecipato alla trattazione dei due ricorsi battendosi per la conferma del sequestro preventivo del patrimonio aziendale dell’Ias e degli impianti di smaltimento dei reflui in quanto rivelatisi fortemente inquinanti per la salute pubblica, per l’ambiente e per il mare. Nel provvedimento a sua firma, il Gip Salvatore Palmeri scrive che Il sequestro giudiziario dell’Ias e del patrimonio aziendale si è reso necessario “per impedire che il depuratore continuasse ad operare sulla base delle attuali autorizzazioni emesse da Enti dello Stato e dalla Regione Siciliana, che oggi sono ritenute non conformi alle vigenti leggi e comunque non più efficaci da oltre un decennio o parzialmente rispettate”. Secondo i tecnici nominati dalla Procura la gestione dell’Ias avrebbe prodotto negli anni immissioni nell’atmosfera di circa 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive, fra cui alcune sostanze cancerogene come il benzene e di oltre 2.500 tonnellate di idrocarburi in mare negli anni fra il 2016 e il 2020. Il reato ipotizzato dalla Procura è di disastro ambientale aggravato in relazione all’inquinamento atmosferico e marino tuttora in corso di consumazione, nonché altre fattispecie di reati connessi all’illegittimità dei titoli autorizzatori.
Del reato di disastro ambientale aggravato sono chiamati a darne conto Donato Infantino, Enrico Monteleone, Maria Grazia Brandara, Rosario Pistorio, Mirko Ranieri, Domenico Arena, Edoardo Vittorio Mirgone, André Haus, Giorgio Tuccio, Paolo Zuccarini, Sergio Corso, Guglielmo Arrabito, Salvatore Mesitti, Enrico Majuri, Angelo Bifulco, Domenico Longhitano, Nicola Patti, Litterio Iachetta, Enzo Maurizio Montalbano e le società Ias, Sonatrach, Esso, Versalis, Sasol, Isab e Priolo Servizi.
Per nove di questi indagati il Gip Palmeri ha disposto l’interdizione dall’attività lavorativa o dagli incarichi ricoperti nelle aziende indagate, per la durata di un anno. Gli indagati sospesi dal lavoro sono Rosario Pistorio, Enrico Monteleone, Domenico Arena, Salvatore Mesitti, Giorgio Tuccio, Enrico Majuri, Letterio Lacchetta, Enzo Maurizio Montalbano e Giorgio Corso.
Da Fabio Morreale, presidente dell’Associazione Natura Sicula, arriva un atto d’accusa contro l’Ias e le industrie del Petrolchimico perché, a suo dire, starebbero violando il decreto del Gip Palmeri con il quale si vieta agli attuali gestori dell’impianto di depurazione di accogliere i reflui delle industrie incriminate per disastro ambientale.
Il Gip Palmeri ha disposto che negli impianti dell’Ias potranno continuare a essere smaltiti soltanto i rifiuti prodotti dagli abitanti del comuni di Melilli e Priolo Gargallo.
Nel documento-denuncia di Natura Sicula si afferma “Dopo il sequestro del depuratore IAS da parte del GIP del Tribunale di Siracusa, dove stanno scaricando i fanghi le industrie del petrolchimico? Visto che le aziende non hanno alternative allo smaltimento, la conseguenza del provvedimento della magistratura doveva essere, per forza di cose, la chiusura degli impianti. Questi invece continuano a funzionare, nel silenzio generale di tutti, facendo arrogantemente prevalere, come sempre, il profitto al diritto alla salute, e continuando a conferire i reflui industriali. Ne consegue una chiarissima violazione del provvedimento di sequestro in quanto in esso è ben specificato che “il depuratore dovrà continuare ad operare solo con riferimento ai reflui c.d. domestici, senza più poter consentire l’immissione dei reflui provenienti dalle grandi aziende del polo industriale”.
Il depuratore IAS, costruito a Marina di Priolo negli anni 80 del Nocevento era destinato alla depurazione dei reflui di Priolo e Melilli, e ai fanghi delle grandi industrie del petrolchimico: Versalis S.p.a., Sonatrach Raffineria Italiana S.r.l., Esso Italiana S.r.l., Sasol Italy S.p.a., Isab S.r.l., Priolo Servizi S.c.p.a.
Il 15 giugno scorso il giudice lo ha sequestrato con l’accusa di aver causato un “disastro ambientale aggravato” dell’aria e del mare, e dichiarandolo totalmente inadeguato al trattamento dei fanghi industriali. Secondo la Procura la gestione del depuratore, avvenuta abusivamente con autorizzazioni non conformi, e avrebbe prodotto fra il 2016 ed il 2020 “l’immissione non consentita in atmosfera di circa 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive (fra cui alcune sostanze cancerogene come il benzene) e di oltre 2500 tonnellate di idrocarburi in mare”. L’avvelenamento, sia chiaro, è ancora in corso.
Di fronte alla gravità di tali accuse appaiono inaccettabili e offensive le parole in difesa del petrolchimico e indifferenti al disastro ambientale di alcuni miserrimi esponenti politici, la cui sopravvivenza è strettamente legata ai voti che riescono a raccattare tra il personale delle industrie. Blanda la reazione dei cittadini, assuefatti e influenzati come sempre dal ricatto occupazionale.
Ci auguriamo che la magistratura faccia serenamente e fino in fondo il proprio lavoro, difendendoci una volta per tutte da un avvelenamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo che ormai continua indisturbato da 70 anni”.