Siracusa. Nell’odierna tarda mattina, il Giudice dell’udienza preliminare Carmen Scapellato ha emesso il decreto di rinvio a giudizio nei confronti del siracusano Giancarlo De Benedictis, 46 anni, inteso “Carlo a’ scecca”. Il Gup ha stabilito che l’imputato il 25 ottobre prossimo deve comparire davanti ai giudici della Corte d’Assise per difendersi dall’accusa di omicidio volontario aggravato ai danni di Angelo De Simone, 27 anni, rinvenuto impiccato nel cortile della sua abitazione nel pomeriggio del 16 febbraio 2016. Il Gup Scapellato, dopo avere riletto le dichiarazioni rese da De Benedicts nel corso della precedenza udienza, ha deciso il rinvio a giudizio come richiesto dal Pubblico Ministero Gaetano Bono e dall’avvocato David Buscemi, che rappresenta la famiglia di Angelo De Simone, costituitasi parte civile contro “Carlo a’ scecca”, assistito dall’avvocato Sebastiano Troia. In quella udienza, l’imputato, recentemente condannato definitivamente dalla Suprema Corte di Cassazione alla pena di diciannove anni di reclusione perché riconosciuto colpevole di associazione finalizzata al traffico degli stupefacenti, aveva rigettato l’accusa di essere stato lui ad avere aggredito e picchiato con una mazza da baseball il De Simone per avere avuto, una sua detenzione in carcere, una relazione extraconiugale con sua moglie ed aveva insinuato che il suo omicidio era avvenuto nell’ambito della sua famiglia i cui componenti si erano stancati delle continue richieste di denaro e dei furti di oggetti dall’abitazione familiare per comprarsi la droga. Ma il Gup Scapellato ha ritenuto questa sua versione priva di riscontri giacchè dei collaboratori di giustizia attribuivano al De Benedictis la responsabilità dell’omicidio De Simone a casa della relazione extraconiugale da questi intrattenuta con la moglie dell’imputato. Il Gup Scapellato non si è pronunciato sulla matrice dell’omicidio. Ha lasciato l’incombenza di accertarla ai giudici della Corte d’Assise (presidente, Tiziana Carrubba; a latere, Carla Frau). D’altra parte neanche il Pubblico Ministero Gaetano Bono era riuscito a stabilire il motivo per il quale il povero Angelo De Simone fosse stato ucciso. Due le ipotesi che erano affiorate nel corso delle indagini preliminari: la prima, appunto quella della relazione extraconiugale intrapresa dalla vittima con la moglie di “Carlo a’ scecca” mentre questi era in stato di detenzione; la seconda, quella di non avere pagato una fornitura di cocaina. Secondo la tesi di un testimone che si era preso la briga di presentarsi spontaneamente dal Pubblico Ministero Bono per riferire la sua “verità” rispetto a quella delle corna fatte dalla moglie al De Benedcits, la vera causale dell’uccisione del De Simone era da ricercare nel bidone che lui aveva fatto ai suoi fornitori di cocaina. Per cui per stabilire il vero movente del delitto De Simone dovrà essere la Corte d’Assise ad accertarlo nel corso dell’istruttoria dibattimentale. Ai giudici che debbono processare De Benedictis tocca il compito di indagare su ben tre distinte ipotesi: la prima, lo sgarbo fatto dal De Simone intraprendendo la relazione extraconiugale con la moglie del De Benedictis; la seconda, quella della vendetta dei suoi familiari che si sarebbero stancati di subire richieste di soldi e furti in casa; la terza, quella di non avere pagato una fornitura di cocaina.
L’omicidio di Angelo De Simone avvenne il 16 febbraio 2016, tra le ore 18,30 e le ore 19,45. Il giovane fu aggredito da due persone all’interno della sua abitazione, sita in via Pasquale Sgandurra, e colpito con una mazza da baseball in varie parti del corpo tra cui testicoli e nuca, cagionandogli lesioni consistenti in ecchimosi ed ematoma. Poi gli aggressori, quando la vittima aveva perso i sensi, gli legarono attorno al collo un laccio e lo appendevano ad un gancio affisso su un architrave dell’abitazione del malcapitato Angelo De Simone, I due aggressori si rivelarono due killer professionisti in quanto non aspettarono che sopraggiungesse la morte di Angelo De Simone, ben consapevoli com’erano che la simulazione dell’impiccagione non avrebbe tratto in inganno il medico legale chiamato dal Pubblico Ministero di turno alla Procura ad effettuare l’ispezione cadaverica. Per cui appesero il corpo del ventisettenne quando ancora respirava tanto è vero che il medico legale Giuseppe Ragazzi di Catania, che ha effettuato la perizia necroscopica dopo che il cadavere era stato riesumato su ordine del Pubblico Ministero Gaetano Bono, ha detto che il decesso del De Simone è avvenuto per asfissia meccanica “primitiva e violenta da impiccamento”. La simulazione dell’impiccagione aveva tratto in inganno sia il medico legale che il 16 febbraio 2016 si recò nell’abitazione di Angelo De Simone sia gli agenti della Squadra Mobile, che constatarono il decesso del 27enne. Sia il medico che gli investigatori della Polizia di Stato hanno riferito al magistrato di turno alla Procura della Repubblica di Siracusa che Angelo De Simone si era suicidato.
Al suicidio non hanno mai creduto i congiunti e i fratelli di Angelo Simone, i quali si sono visti costretti a rivolgersi all’avvocato David Buscemi chiedendogli di opporsi alla richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero Davide Lucignani. Il giovane penalista ha presentato l’istanza di opposizione all’archiviazione al Giudice dell’udienza preliminare Salvatore Palmeri che, ritenendo i motivi esposti nella domanda dall’avvocato Buscemi, ha rigettato la richiesta del Pubblico Ministero e ha ordinato delle ulteriori indagini sulla morte di Angelo De Simone. Con il trasferimento alla Procura di Asti del sostituto procuratore Lucignani il fascicolo è stato assegnato al Pubblico Ministero Vincenzo Nitti il quale è pervenuto alle stesse conclusioni del collega e ha chiesto di archiviarsi il caso come suicidio. Ancora una volta l’avvocato David Buscemi ha presentato opposizione all’archiviazione e per la seconda volta la sua istanza è stata accolta dal Gip Salvatore Palmeri. Nel frattempo anche il sostituto procuratore Vincenzo Nitti è stato trasferito alla Procura della Repubblica di Firenze e il fascicolo sulla morte di Angelo De Simone è stato assegnato al sostituto procuratore Gaetano Bono. Il quale, anziché disporre immediatamente delle nuove indagini, ha subito ordinato che venisse riesumato il cadavere del ventisettenne e, contestualmente, ha dato incarico al medico legale Giuseppe Ragazzi di Catania di accertare se rilevasse segni di percosse sul corpo di Angelo De Simone. Inoltre, il Pubblico Ministero Bono ha chiesto al medico legale di accertare tracce di percosse sui testicoli visto che alcune fonti parlavano di una violenta aggressione patita dal De Simone da parte di due noti trafficanti del clan del Bronx, i quali avrebbero assestato dei mirati colpi ai testicoli della vittima per punirlo dello sgarbo fatto a “Carlo ‘a scecca”, intraprendendo una relazione amorosa con la signora Stefany Terranova, ell’epoca ancora moglie di Giancarlo De Benedictis. Le fonti asserivano, inoltre, che Luigi Cavarra e “Carlo ’ scecca” avevano deliberatamente scelto di ammazzare il povero Angelo De Simone affinché non riprendesse la relazione amorosa con la signora Stefany Terranova che, nel frattempo, aveva lasciato il De Benedictis.
A seguito della divulgazione delle prime indiscrezioni sull’omicidio di Angelo De Simone si è presentata nell’ufficio del Pubblico Ministero Gaetano Bono una persona la quale ha detto che il ventisettenne fu ucciso per un bidone effettuato ai danni di Luigi Cavarra dal quale aveva ricevuto cento grammi di cocaina tramite il ristoratore Franco Pellizzeri, Quest’ultimo è stato arrestato assieme a Luigi Cavarra nell’ambito di un’operazione antidroga effettuata dai Carabinieri, che in quell’occasione si sono accorti della consegna di oltre due chili di cocaina effettuata dal Pelizzeri, titolare del ristorante di contrada Isola, all’ex esponente del clan “Bottaro-Attanasio”. Il Pellizzeri, successivamente a quell’arresto per detenzione illegale di cocaina, è stato arrestato anche per detenzione di una pistola. In questa storia vicenda processuale a carico di “Carlo ‘a scecca”, Franco Pellizzeri compare come testimone che deve riferire sulla consegna dei cento grammi di cocaina ad Angelo De Simone, su incarico di Luigi Cavarra, che è stato componente del clan Bottaro-Attanasio, e successivamente collaboratore di giustizia ed è morto a causa di un tumore mentre si trovava sottoposto a protezione in una località segreta.
Oltre a Franco Pellizzeri, saranno citati come testimoni dell’accusa il pentito Pasquale Graziano Urso e tale Raffaele Fiscone. E tutti i testimoni interrogati dall’avvocato David Buscemi durante il periodo delle indagini difensive.
(nella foto Angelo De Simone)