Catania. Davanti alla prima sezione della Corte d’Assise di Appello di Catania (presidente, Messina; a latere, Scarlata) è iniziato questa mattina il processo a carico dei fratelli Salvatore e Corrado Caruso, appellanti contro la sentenza di primo grado pronunciata dalla Corte d’Assise di Siracusa (presidente, Tiziana Carrubba; a latere, Carla Frau) con la quale, riconosciuti colpevoli dell’omicidio di Andrea Pace, sono stati condannati il primo alla pena dell’ergastolo e il secondo alla pena di sedici anni e quattro mesi di reclusione. Al banco della pubblica accusa siede soltanto il sostituto procuratore generale Rosa Miriam Cantone, ma non c’è tratta del sostituto procuratore Carlo Enea Parodi, magistrato in sevizio alla Procura della Repubblica di Siracusa, che coordinò le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Noto e della Stazione di Avola e sostenne l’accusa al processo di primo grado chiedendo la pena dell’ergastolo per Salvatore Caruso, reo confesso di avere esploso con la pistola detenuta illegalmentei dieci proiettili contro il malcapitato Andrea Pace e la pena di 30 anni di reclusione, per concorso morale, per il fratello Corrado Caruso. Il Pubblico Ministero Parodi, che conosce benissimo il processo, è stato applicato alla Procura Generale di Catania per rappresentare, accanto alla sostituta procuratrice generale Cantone, la pubblica accusa anche al processo di secondo grado contro Salvatore e Corrado Causo. Non è dato sapere il motivo della sua assenza, ma è stata confermata la sua presenza per la prossima udienza del 10 novembre, data in cui è stato rinviato il processo. Nel frattempo è stata avviata una trattativa per una pena concordata tra il difensore dei fratelli Caruso, avvocato Luca Ruaro, e il sostituto procuratore generale Rosa Miriam Cantone.
I fratelli Salvatore e Corrado Caruso, al termine del processo di primo grado, sono stati condannati il primo all’ergastolo e all’isolamento diurno per la durata di tre mesi, mentre il secondo, con l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi e per la concessione della diminuente prevista dal rito abbreviato precedentemente richiesto e non concesso dal Gup, alla pena di anni 16 e mesi quattro di reclusione. Dove i giudici non hanno fatto alcun distinguo per i due fratelli Caruso è quando li hanno condannati al risarcimento dei danni in favore delle parti civili costituite in giudizio. Infatti, la Corte ha stabilito che ciascuno dei due fratelli dovrà risarcire la signora Igea Lo Faro, mamma di Andrea Pace, sborsando la somma di 200 mila euro di cui 50 mila euro a titolo di provvisionale, immediatamente esecutiva. Analogo risarcimento e analoga provvisionale i fratelli Salvatore e Corrado Caruso dovranno pagare in favore di Massimo Pace, padre della vittima dell’omicidio. I due imputati, inoltre, sono stati condannati a risarcire la signora Julia Carasi, costituitasi parte civile per la figlia minore nata dal matrimonio tra la donna e Andrea Pace, sborsando in suo favore la somma di 300 mila euro di cui 100 mila euro a titolo di provvisionale, immediatamente esecutiva. La Corte ha, altresì, condannato i fratelli Caruso a risarcire Paolo Pace, fratello del morto ammazzato, corrispondendogli la somma di 100 mila euro di cui 20 mila a titolo di provvisionale, immediatamente esecutiva.
Questo il verdetto deciso dalla Corte nei confronti dei fratelli Salvatore e Corrado Caruso, un verdetto che ha lasciato parzialmente insoddisfatto il Pubblico Ministero Carlo Enea Parodi, il quale, se si è visto accogliere la sua richiesta di condanna all’ergastolo e alla pena accessoria di tre mesi di isolamento diurno avanzata nei confronti dell’autore materiale dell’omicidio al tempo stesso si è visto rigettare la richiesta di condanna a 30 anni di reclusione auspicata nei confronti di Corrado Caruso, nonostante questi non avesse esploso alcun colpo di pistola contro la vittima dell’agguato mortale avvenuto la sera del 10 giugno 2019, in Via Neghelli, ad Avola. Pur se si sono visti riconoscere dei congrui risarcimenti dei danni non possono essere soddisfatti della sentenza gli avvocati Luigi Zinno, Dario Pastore e Benedetta Asero che, in qualità di difensori delle parti civili, avevano chiesto alla Corte di condannare alla pena dell’ergastolo anche Corrado Caruso. Ma, al termine delle arringhe, i difensori delle parti civili avevano chiesto risarcimenti milionari per i congiunti del povero Andrea Pace. L’avvocato Luigi Zinno, legale della signora Julia Carasi costituitasi parte civile per la figlia minore concepita quando era sposata con Andrea Pace, ha chiesto un risarcimento danni di tre milioni di euro per ciascuno dei fratelli Caruso, nei cui confronti ha auspicato la loro condanna al pagamento di una provvisionale di un milione di euro di ciascuno dei due imputati. La sua collega avvocato Benedetta Asero, che assiste Paolo Pace, fratello della vittima dell’omicidio, ha chiesto la condanna dei fratelli Salvatore e Corrado Caruso al risarcimento dei danni nella misura di due milioni di euro ciascuno e al pagamento, a titolo di provvisionale, della somma di trecentomila euro da parte di ciascuno imputato. Infine, l’avvocato Dario Pastore, che assiste le parti civili Massimo Pace e Igea Lo Faro, i genitori di Andrea Pace, ha chiesto alla Corte d’Assise di condannare i fratelli Caruso al risarcimento dei danni nella misura di un milione di euro ciascuno, nonché a pagare, a titola di provvisionale, la somma di 500 mila euro ciascuno.
I fratelli Salvatore e Corrado Caruso, entrambi detenuti in carcere, sono accusati del reato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e porto illegale di arma da fuoco. Gli imputati vennero sottoposti a fermo di indiziati di delitto dai Carabinieri della Compagnia di Noto in quanto ritenuti gli autori dell’agguato mortale compiuto ai danni di Andrea Pace, crivellandolo di piombo mentre stava aprendo il portone della sua abitazione, sita in Via Neghelli, ad Avola.
Ad eseguire il fermo sono stati i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Noto, i quali, dalla notte in cui avvenne l’omicidio di Andrea Pace hanno intrapreso le opportune indagini per risalire agli autori del gravissimo episodio di sangue. Nello specifico le investigazioni hanno permesso di ricostruire i movimenti dei due fratelli Caruso e del Pace, appurando un grave quadro indiziario a carico dei due imputati. Secondo le risultanze investigative dei Carabinieri, a seguito di un acceso diverbio avvenuto tra Salvatore Caruso ed il Pace poco prima dell’omicidio, gli attuali imputati lo avrebbero raggiunto presso la propria abitazione in Via Neghelli, dove Salvatore Caruso ha esploso nei suoi confronti 10 colpi di pistola, di cui 5 andati a segno, tutti alla schiena, dal momento che la vittima era intenta ad infilare la chiave nella toppa per aprire il portone dell’immobile in cui sorge l’abitazione dei suoi genitori. Il giovane è riuscito a raggiungere la casa ed è poi barcollato sotto gli occhi del padre che, udite le esplosioni, si era svegliato e giunto nella stanza d’accesso alla casa si è imbattuto nel figlio che, nello stesso istante, aveva aperto la porta. Inutili sono risultati i tentativi di soccorrere il malcapitato Andrea Pace, morto una manciata di minuti dopo essere stato crivellato di piombo alla schiena.
Il 29 giugno scorso i due fratelli sono stati esaminati e controesaminati dal Pubblico Ministero, dai difensori delle parti civili e dal loro difensore, avvocato Luca Ruaro.
Il primo a sottoporsi alla raffica di domande è stato Salvatore Caruso, l’autore dell’omicidio di Andrea Pace. L’imputato ha raccontato che la sera del 10 giugno 2019, ha incontrato all’interno di un pub il Pace e gli si è avvicinato per invitarlo a raggiungerlo nel bagno del locale pubblico. Andrea Pace lo ha seguito e quando si sono ritrovati nel bagno Salvatore Caruso gli ha spiattellato in faccia il rospo che da alcuni giorni lo rendeva nervoso e astioso con tutti. Gli ha rivelato la confidenza che alcuni giorni prima gli avevano fatto due amiche della sua fidanzata, Samantha Vinci e Ilenia Catinello, secondo le quali il Pace aveva iniziato a insidiarla, inviandole numerosi messaggi attraverso un noto social. Le due confidenti avrebbero rassicurato Salvatore Caruso sull’amore nutrito dalla sua fidanzata la quale non avrebbe mai risposto ai messaggi inviati da Andrea Pace. Alle accuse del Caruso il Pace avrebbe reagito in modo scomposto, non perché riteneva infondati gli addebiti quanto piuttosto perché pensava che per la legge della natura l’uomo è cacciatore di ogni donna, anche se già promessa a qualcun altro. Ovviamente quella del Pace era una sua opinione personale ma non è stata condivisa da Salvatore Caruso e i due dalle parole sono passati alle vie di fatto. Salvatore Caruso ha detto di avere ingaggiato una violenta colluttazione con il suo antagonista ma nessuno dei due contendenti avrebbe riportato delle ferite tali da richiedere l’intervento dei sanitari. Alla fine, però, se ne sono andati ognuno per i fatti loro, anche se, secondo Salvatore Caruso, Andrea Pace, pur avendo torto sfacciato, lo avrebbe minacciato di morte, dicendogli “questa sera tu morirai… ti verrò a cercare fin dentro casa tua…”. Salvatore Caruso, ritornato nella sala dove stava sorbendo una birra con il proprio fratello Corrado prima di essersi accorto della presenza di Andrea Pace, gli ha chiesto di accompagnarlo a casa “perché avevamo già stabilito che alle 3 di notte dovevamo andare a fare una battuta di pesca”. Seguendo il suo racconto, si viene a sapere che Salvatore Caruso e suo fratello Corrado, in sella allo scooter di quest’ultimo, si sono recati nella loro abitazione dove Salvatore è andato a prelevare il materiale per la pesca. E mentre cercava gli arnesi da pesca da prelevare si è ritrovato nella mano la pistola che lui teneva nascosta in quel posto della casa. Era scarica e l’ha caricata. A Corrado, a quel punto, ha detto: “facciamoci un giro, ancora è presto per andare a pescare”. E, sempre in sella allo scooter di Corrado Caruso, i due fratelli casualmente si sono ritrovati in via Neghelli la strada in cui abita la famiglia di Andrea Pace. “Ero ancora impaurito per la minaccia di morte che mi aveva fatto – ha detto Salvatore Caruso – e ho impugnato la pistola. Andrea Pace si è accorto della mia presenza e di mio fratello e si è diretto verso di noi. A quel punto ho esploso tre colpi di pistola in aria e contemporaneamente ho cominciato a piangere e per trattenere le lacrime ho chiuso gli occhi. E ha cominciato a sparare in rapida successione gli altri proiettili del caricatore. Non sparavo in alto verso Andrea Pace ma in basso e, riaprendo gli occhi, ho visto Andrea Pace che è scivolato sull’asfalto e non è riuscito più a rialzarsi. E’ stato sfortunato Andrea Pace, perché cadendo a terra è diventato il bersaglio delle pallottole che fuoriuscivano dalla mia pistola; io, però, non sparavo contro di lui ma ho sempre sparato verso il basso”. Salvatore Caruso ha cercato anche di scagionare il proprio fratello dicendo “Corrado non sapeva assolutamente delle mie intenzioni, mi ha assecondato ma non sapeva che io volevo cercare Andrea Pace per sparargli. Infatti, non gli ho detto a mio fratelli che se avessimo incontrato Andrea Pace io gli avrei sparato”.
E Corrado Caruso? Anche lui ha confermato il racconto del fratello parlando dell’incontro di Salvatore con Andrea Pace all’interno del pub. Corrado Caruso Ha parlato della caccia notturna data al Pace ma ha voluto precisare di essere rimasto sorpreso dalla determinazione di Salvatore nel ricercare il Pace. “Mai avevo visto così arrabbiato mio fratello Salvatore. E anche quando ha esploso i colpi di pistola ho pensato che stesse sfogando la rabbia che aveva dentro il corpo per l’affronto subito e le minacce ricevute. Ma i primi tre colpi Salvatore li ha sparati verso l’alto per cui hi pensato che non ci sarebbe scappato il morto. Purtroppo ero chinato dietro una macchina e dietro a mio fratello e non ho potuto vedere tutte le fasi della sparatoria”.