Catania. Il Tribunale del Riesame discuterà il 26 luglio la richiesta dell’avvocato Junio Celesti con la quale chiede l’annullamento dell’ordinanza cautelare di custodia in carcere emessa dal Giudice delle indagini preliminari Francesco Alligo nei confronti del lentinese Antonino Montalto, 22 anni, accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi ai danni di Roberto Raso, 38 anni. Secondo il difensore il giovane ha accoltellato l’antagonista dopo essere stato inseguito e aggredito a pochi metri di distanza dalla sua abitazione, prefigurando una reazione per salvaguardare la propria incolumità fisica. In buona sostanza il penalista ritiene che ci siano i presupposti per riconoscere al suo assistito l’attenuante della provocazione e non esclude che possa ritenersi sussistente l’ipotesi della legittima difesa.
Contro la tesi difensiva si è già pronunciato il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Siracusa, Francesco Alligo, secondo il quale il reato commesso dal Montalto si deve qualificare come omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Dello stesso parere del Gip Alligo sono il Pubblico Ministero Marco Dragonetti, titolare dell’indagine sull’omicidio del lentinese Roberto Raso e gli avvocati Angelo e Fabio D’Amico, nominati dal padre e dalle sorelle della vittima.
L’omicida del 38enne Roberto Raso, martedì mattina 12 luglio, si è sottoposto all’interrogatorio di garanzia da parte del Giudice delle indagini preliminari Francesco Alligo, sostenendo per l’ennesima volta di essere stato molestato e inseguito con propositi bellicosi, da Via Silvio Pellico fino a pochi metri di distanza dalla sua abitazione, sita in via Marengo, dal suo antagonista. Il lentinese Antonino Moltalto, ha ribadito la stessa versione fornita al Pubblico Ministero Marco Dragonetti, che lo ha interrogato nella caserma dei Carabinieri del Comando provinciale, in Viale Tica, dove si era costituito accompagnato del suo difensore di fiducia, avvocato Junio Celesti. L’indagato ha dichiarato di essere stato importunato da Roberto Raso che gli aveva chiesto di dargli un po’ di soldi, a titolo di elemosina e non come richiesta estorsiva. Il Montalto ha reagito brutalmente dicendo al mendicante di andarsene a lavorare e quando il Raso ha risposto di brutto aggiungendo un epiteto contro di lui per essersi rifiutato di dargli gli spiccioli, il ventiduenne ha tentato di dargli un calcio. Il suo antagonista, però, con prontezza di riflessi si è scansato e con la mano protesa a evitare il calcio ha sfilato la scarpa dal piede di Antonino Moltalto. Il quale, dopo aver recuperato la scarpa, si è allontanato per dirigersi verso la propria abitazione ma è stato inseguito e raggiunto da Roberto Raso quando mancavano due metri circa dalla sua casa. Tra i due è nata una vera e propria colluttazione dalla quale il Montalto stava per avere la peggio. O meglio lui sostiene di avere temuto che il suo antagonista lo avesse potuto uccidere, per cui insinua che ha impugnato il coltello per legittima difesa. Dopo che i testimoni oculari dell’accoltellamento hanno chiesto l’intervento dell’autoambulanza per fare soccorrere la vittima l’omicida si è dato a precipitosa fuga e l’indomani mattina ha telefonato all’avvocato Junio Celesti chiedendogli di difenderlo e di accompagnarlo alla caserma dei Carabinieri perché intendeva costituirsi.
Antonino Montalto, nel momento stesso in cui si è diffusa la notizia che il povero Roberto Raso era deceduto all’ospedale di Lentini, non è più rincasato anche perché aveva scoperto che i Carabinieri mostravano l’album delle fotografie dei pregiudicati di Lentini tra le quali quella sua. La sua foto è contenuta nell’album fotografico dei pregiudicati in quanto da minorenne aveva avuto dei guai con la legge. L’indomani mattina Antonino Montalto ha raggiunto il capoluogo aretuseo dove ha incontrato l’avvocato Junio Celesti, che è arrivato con una sedia a rotelle a causa di una dolorosa distorsione rimediata dieci giorni fa ad una caviglia, che gli impedisce di camminare. E’ toccato all’omicida di Roberto Raso spingere la sedia a rotelle sulla quale era seduto l’avvocato Junio Celesti fino all’ingresso della caserma dei Carabinieri in Viale Tica, dove si è poi consegnato. Appena è arrivato il Pubblico Ministero Dragonetti, il lentinese ha raccontato la sua versione sulla lite avuta con Roberto Raso, poi sfociata in tragedia. Quando il Pubblico Ministero Dragonetti ha ordinato ai carabinieri di accompagnare a Cavadonna Antonino Montalto, l’omicida ha dato l’impressione di non essere turbato per la perdita della libertà personale. E nemmeno di essere addolorato per avere ucciso un suo simile. Analoga sensazione ha dato anche al termine dell’udienza di convalida del fermo perché, mentre con le manette ai polsi veniva scortato dagli agenti della polizia penitenziaria per essere riportato al carcere di Cavadonna, ha urlato a squarciagola “Ciao…ti amo” all’indirizzo di una piangente donna.