Augusta. La signora è molto anziana. Da anni non esce di casa, assistita da una badante. E’ una disabile psichica. Non ha telefonino con sé e comunque non è in grado di usarlo. Da qualche giorno, però, non sta bene fisicamente, a tal punto da far preoccupare la figlia che chiama subito il medico di famiglia. Il medico va, visita e consiglia il trasporto in ospedale per analisi e accertamenti. Intorno alle 10,30 del mattino, la signora viene portata al Pronto soccorso del “Muscatello”, dove, come in tutti gli ospedali d’Italia, il personale è insufficiente. Nei Pronto Soccorso italiani mancano circa 4.200 medici. Prima d’essere ammessa nell’astanteria del Pronto Soccorso la signora viene sottoposta a tampone Covid. I familiari non vengono fatti entrare in sala d’attesa. Il Covid è in agguato. Il caldo è opprimente, l’attesa snervante. I familiari chiedono informazioni a più riprese. Viene risposto che le riceveranno al momento debito. Si fa pomeriggio. Si fa sera. Si fa notte. Si alternano tre medici. La figlia della signora non sta bene di suo. L’ansia per la sorte della madre e il clima aggravano il suo stato. Il di lei figlio che l’accompagna tenta di sapere, di avere notizie. Niente da fare. Dopo quasi tredici ore di attesa, il figlio della signora ricoverata, tornato dal lavoro, va al Muscatello per conoscere le condizioni della madre. Non ricevendo le notizie tanto attese e vedendo la sorella in pietose condizioni, protesta ad alta voce in modo così vibrato da far richiamare il vigilante di turno. Finalmente una risposta. Sono trascorse tredici ore. Gli infermieri allargano le braccia e dicono: “Siamo sotto organico”. Il responsabile medico del Pronto Soccorso, Danilo Umana, esprime rammarico, precisa: “Ho sempre raccomandato ai miei collaboratori di informare i parenti”. Farà un’indagine per accertare le responsabilità, conclude.
Attualmente, la signora è ricoverata a Villa Salus. Al “Muscatello” non c’era posto.
Giorgio Càsole