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Interrogati zio e nipote Bianca: affermano di avere esploso i colpi di pistola perché insultati e minacciati da Di Fede

CronacaInterrogati zio e nipote Bianca: affermano di avere esploso i colpi di pistola perché insultati e minacciati da Di Fede

Siracusa. Questa mattina, dinanzi al Giudice delle indagini preliminari Salvatore Palmeri sono comparsi Carmelo Bianca, 43 anni e suo nipote Marcello Bianca, 21 anni, accusati di avere esploso dei colpi di pistola contro Salvatore Di Fede, noto spacciatore di droga, sottoposto agli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico a seguito di condanna alla pena di sei anni e quattro mesi di reclusione inflittagli dal Gup del Tribunale di Siracusa a conclusione del processo celebrato con rito abbreviato, nel quale il Di Fede rispondeva di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. L’episodio si è verificato domenica 24 luglio, in via Algeri, dove risiedono i tre protagonisti della vicenda.
Carmelo Bianca, assistito dall’avvocato Matlde Lipari, il primo ad essersi sottoposto all’interrogatorio di garanzia, ha dichiarato che lui e suo nipote Marcello si stavano recando nello stabile in cui abita Salvatore Di Fede per fare vista alla nonna, che occupa un appartamento ubicato al quarto piano, quando lo spacciatore di droga, che era affacciato al balcone, ha cominciato a insultarli e a minacciarli. Secondo Carmelo Bianca non era la prima volta che il Di Fede lo insultava e minacciava. Rispetto alle precedenti liti il 24 luglio scorso il Di Fede sarebbe andato oltre alle solite offese proferite all’indirizzo di zio e nipote Bianca. Avrebbe minacciato Carmelo Bianca e suo nipote Marcello Bianca di sparare ad entrambi. A quella minaccia è seguita la reazione di Carmelo e Marcello Bianca, facendo capire al Di Fede di non essere per nulla preoccupati della sua minaccia. “Vedi che anche noi potremmo spararti, se dovessi davvero minacciarci con una pistola”. Fatto è dalle parole i due Bianca sono passati da lì a breve ai fatti. Carmelo Bianca non ha voluto accusare il proprio nipote ma è stato quest’ultimo, nel momento in cui è stato il suo turno di presentarsi davanti al Gip Palmeri, ad accollarsi la responsabilità di avere preso una pistola e di avere esploso alcuni colpi all’indirizzo del balcone ove era affacciato il Di Fede. “Ma non avevo alcuna intenzione di colpirlo, volevo soltanto rispondere alla sua minaccia di “sparare sia a me che a mio zio”, come se “gli avessimo arrecato disturbo e offesa nel varcare l’ingresso della palazzina in cui abita mia nonna”.
Il Gip Palmeri ha chiesto se ci fossero dei pregressi litigi con il Di Fede ma sia Carmelo Bianca che suo nipote Marcello Bianca hanno sostenuto che le liti erano sempre provocate dal comportamento aggressivo dello spacciatore di droga il quale “appena ci vedeva arrivare cominciava a urlare a squarciagola e ci riempiva di insulti di ogni tipo”.
All’interrogatorio di Marcello Bianca ha preso parte, al suo fianco, anche l’avvocato Giorgio D’Angelo, incaricato dal 21enne di assisterlo nel procedimento affiancando l’avvocato Matilde Lipari, che il ragazzo e suo zio hanno nominato non appena a casa loro si sono presentati gli agenti della Squadra Mobile per arrestarli in esecuzione dell’ordinanza di custodia in carcere emessa a loro carico dal Gip Salvatore Palmeri su richiesta del Pubblico Ministero Federica Zambon.
In Via Algeri circolano delle causali diverse da quella fornita da Carmelo e Marcello Bianca. Si parla di richieste di soldi avanzate da Salvatore Di Fede, che dal giorno in cui è stato posto agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico avrebbe preso il vizio di chiedere del denaro a tutti quelli che entrano nell’immobile in cui lui risiede. Le stesse voci dicono che molte delle vittime del Di Fede, anch’esse minacciate, insultate e sottoposte a pagare dazio, sarebbero disposte a presentarsi davanti al Pubblico Ministero Zambon per riferire gli screzi avuti con Di Fede.
Al momento gli atti ufficiali in possesso del Pubblico Ministero Federica Zambon dicono che dopo essere fatto bersaglio dei colpi di pistola esplosi da zio e nipote Bianca il Di Fede ha telefonato alla Polizia per segnalare l’attentato ai suoi danni, accusando esplicitamente Carmelo Bianca e suo nipote Marcello. La querela formale contro zio e nipote è stata firmata da Sebastiano Di Fede, padre dello spacciatore di droga. Nella querela non si fa riferimento ad una specifica causale, ma si parla di discussioni banali tra Salvatore Di Fede con Carmelo Bianca e suo nipote.
Alla luce della versione fornita nel corso dell’interrogatorio di garanzia da Carmelo Bianca e da suo nipote Marcello, gli avvocati Matilde Lipari e Giorgio D’Angelo hanno deciso di inviare istanza al Tribunale del Riesame per fare sostituire la misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari e di autorizzare Carmelo Bianca a uscire di casa per svolgere il suo lavoro di pescatore dovendo provvedere ai bisogni e alle necessità dei propri congiunti.

(nella foto Salvatore Di Fede)