Catania. Processo Tonnara: atto secondo. Tra il rappresentante della pubblica accusa e le difese degli appellanti contro la sentenza del Tribunale di Siracusa sono stati siglati gli accordi per consentire alla Corte d’Appello di emettere la sentenza entro il prossimo mese di maggio. Va detto subito che, tranne Antonio Rizza, i principali artefici dello spaccio di cocaina nella nota piazza della Tonnara, hanno rifiutato la proposta del sostituto procuratore generale e hanno chiesto il processo con rito ordinario. Antonio Rizza, cognato di Danilo Briante, ha invece accolto la proposta del rappresentante della pubblica accusa di escludere l’aggravante di essere stato uno del promotori del traffico di droga e di ridurre la pena a sedici anni e sei mesi di reclusione rispetto a quella di 24 anni di reclusione che gli era stata inflitta al processo di primo grado. Consultatosi con i suoi difensori, avvocati Antonio Meduri e Luca Cianfarone, il detenuto ha accettato la proposta. Suo cognato Danilo Briante, invece, rendendo una pubblica dichiarazione, durante le quale si è dichiarato colpevole dei reati che gli sono contestati e annunciando che vuole riprendere gli studi per arrivare alla laurea che gli possa consentire un giorno di poter ottenere un lavoro e una retribuzione lecita quale premio del suo reinserimento nella società civile, ha rinunciato alla allettante proposta del sostituto procurato generale tesa a darli ottenere una riduzione di pena di sette anni rispetto alla condanna di 28 anni di reclusione inflittagli dal Tribunale di Siracusa (presidente, Giuseppina Storaci; a latere, Alfredo Spitaleri e Giulia D’Antoni). I suoi difensori di fiducia, avvocati Licinio La Terra Albanelli e Junio Celesti, ne hanno preso atto anche se intimamente ritengono errata la decisione di Danilo Briante in quanto la proposta del rappresentante della pubblica accusa equivaleva all’accoglimento di buona parte dei motivi d’appello dei due penalisti per confutare la pesante condanna inflitta al loro cliente dai giudici del Tribunale di Siracusa.
Come già annunciato precedentemente il pasticciere Gaetano Maieli, ha detto no al patteggiamento allargato perché ritiene di essere stato ingiustamente condannato ma, intanto, la Corte d’Appello ha rigettato la richiesta del suo difensore, avvocato Francesco Villardita, tesa a fare ammettere al fascicolo processuale una corposa documentazione in cui si evidenziava la carriera e i titoli di merito del noto pasticciere.
Ha rifiutato il patteggiamento allargato anche Giuseppina Riani, assistita dall’avvocato Giorgio D’Angelo, mentre hanno detto sì Marco Maieli (pena di 5 anni e 4 mesi in continuazione con la sentenza di condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione per possesso di due chili di cocaina ma, a conti fatti, l’aumento di pena è di otto mesi), Vincenzo Buccheri (anni 10 e mesi 3), Ivan Rossitto (anni 12 e mesi sei). Si sono riservati Alessandro Abela e Raffaele Balocco.
Le ultime risposte al sostituto procuratore generale debbono essere date il 17 maggio prossimo perché la Corte ha stabilito per quel giorno la requisitoria.
I giudici del Tribunale penale di Siracusa hanno condannato Alessandro Abela, a 11 anni di reclusione; Raffaele Ballocco, a 16 anni di reclusione; Danilo Briante, a 28 anni di reclusione; Vincenzo Buccheri, a 11 anni di reclusione; Dario Caldarella, condannato a 11 anni di reclusione; il pasticciere Gaetano Maieli, a 13 anni e 4 mesi di reclusione; Marco Maieli, a 4 anni e 4 mesi di reclusione; Giuseppina Riani, a 6 anni e 6 mesi di reclusione; Antonio Rizza, a 24 anni di reclusione; Ivan Rossitto, a 14 anni e 4 mesi di reclusione; Massimo Salemi, a 11 anni e 2 mesi di reclusione; e il pentito Graziano Pasquale Urso, a 7 anni di reclusione.
Grazie alla riforma Cartabia, entrata in vigore l’ultimo giorno dello scorso anno, le condanne riportate dagli imputati siracusani al processo di primo grado potranno essere ridotte poiché la legge che porta il nome del ministro della Giustizia del governo Draghi consente anche agli imputati riconosciuti responsabili di traffico di droga e di associazione mafiosa di poter effettuare un patteggiamento allargato. “Una novità importantissima” – dichiara l’avvocato Licinio La Terra Albanelli, difensore di Danilo Briante condannato al processo di primo grado a 28 anni di reclusione – “per semplificare al massimo la macchina della giustizia”.
L’operazione antidroga denominata “Tonnara” venne effettuata dai Carabinieri del Comando provinciale di Siracusa all’alba del 18 febbraio 2018. Quelli oggi alla sbarra sono gli imputati che hanno chiesto il processo ordinario, mentre un altro gruppo ha scelto il giudizio abbreviato, tra cui l’ex capo della piazza di spaccio della Tonnara, Francesco Capodieci, e le condanne a ciascuno inflitte sono state confermate dalla Corte di Cassazione, che, però, non ha riconosciuto al Capodieci la speciale attenuante prevista per coloro che collaborano con la giustizia e gli ha confermato la pena di 20 anni di reclusione che gli avevano inflitto i giudici della terza sezione della Corte d’Appello di Catania. Sia quelli giudicati in ordinario che i loro compagni che hanno scelto l’abbreviato sono stati riconosciuti colpevoli di associazione finalizzata al traffico delle sostanze stupefacenti.