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Esaminato dai Pubblici Ministeri il caminante Vincenzo Di Giovanni ha ribadito che la vittima non era n compagnia del padre quando litigò con Antonino Mirabile

CronacaEsaminato dai Pubblici Ministeri il caminante Vincenzo Di Giovanni ha ribadito che la vittima non era n compagnia del padre quando litigò con Antonino Mirabile

Siracusa. La versione del caminante di Noto, Vincenzo Di Giovanni, 34 anni, accusato di avere ucciso il diciassettenne Paolo Pio Mirabile, centrandolo alla testa con un colpo di pistola calibro 7,65 la sera del 30 novembre 2021, è sempre la stessa: “Io ho avuto una lite con Antonino Mirabile, ma suo figlio Pio non si trovava in compagnia del padre. Ho esploso alcuni colpi di pistola in aria e non riesco a spiegare come due proiettili siano entrati uno dentro l’abitacolo della macchina in cui si trovavano il diciassettenne e i suoi genitori e l’altro nella carrozzeria della vettura”. E questa stessa versione Vincenzo Di Giovanni l’ha ribadita anche questa mattina, venerdì 17 maggio, durante l’esame cui è stato sottoposto dai Pubblici Ministeri Salvatore Grillo e Silvia D’Armento.

L’imputato, che è difeso dagli avvocati Francesco Villardita e Daniele D’Urso, tende a fare capire ai giudici della Corte d’Assise (presidente, Tiziana Carrubba; a latere, Carla Frau) che lui non nutriva motivi di astio con l’innocente vittima e nemmeno con suo padre, con il quale aveva litigato per banali motivi verosimilmente  per lo stato di ubriachezza in cui entrambi versavano avendo esagerato nel tracannare delle birre e altre bevande alcoliche.

La sua versione contrasta con quella del maresciallo del Nucleo Ris di Messina, Rosario Caruso, che, nel corso della sua audizione, ha detto che dalla pistola utilizzata dall’imputato sono stati esplosi sette proiettili dei quali uno ha centrato alla testa il diciassettenne e il secondo proiettile si è conficcato nell’auto a bordo della quale si trovavano la vittima e i suoi genitori. Il Maresciallo Caruso ha spiegato che il proiettile penetrato nella testa della vittima ha attraversato per intero la scatola cranica dal basso verso l’alto, da sinistra verso destra, fuoriuscendo dalla regione parietale destra e ha provocato un foro di un centimetro e mezzo. Il sottufficiale dei Carabinieri ha aggiunto che le analisi sulla pistola calibro 7,65 sono state effettuate al microscopio e ciò ha permesso di stabilire che con quell’arma sono stati esplosi ben sette proiettili.

Il processo è stato rinviato al prossimo 26 maggio per esaminare altri testimoni della lista dei Pubblici Ministeri Salvatore Grillo e Silvia D’Armento,

Il fermo di Vincenzo Di Giovanni è stato effettuato nel pomeriggio di venerdì 17 dicembre 2021 dai militari del Comando Provinciale Carabinieri di Siracusa. L’omicida, già conosciuto dalle Forze dell’Ordine, venne ufficialmente incriminato quale autore dell’omicidio del 17enne Paolo Pio Mirabile, immediatamente dopo il decesso avvenuto il 3 dicembre in un ospedale di Catania, a causa delle gravissime lesioni provocate dal proiettile esploso dalla pistola impugnata da Vincenzo e penetrato nella parte sinistra della testa del diciassettenne.

Il provvedimento cautelare è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Siracusa al termine di serrate indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, rese ancor più complesse dal muro di omertà eretto dall’intera comunità nomade cui appartengono sia la vittima che l’omicida il quale, secondo gli inquirenti, non ha offerto alcuna collaborazione. Gli investigatori, infatti, sono riusciti ad individuare e scoprire in pochi giorni il posto in cui si era rifugiato Vincenzo Di Giovanni, che aveva fatto perdere le proprie tracce sin dalle prime ore successive alla sparatoria, sulla base dell’ascolto delle conversazioni tra caminanti, ma non per una soffiata di un confidente o per la collaborazione di un residente del quartiere popolato dai caminanti.

Le indagini hanno avuto una svolta grazie ai rilievi tecnici effettuati dai Carabinieri che, giunti sul posto poco dopo la sparatoria del 30 novembre 2021, si sono resi immediatamente conto che la scena del crimine era molto più ampia e complessa di quanto poteva apparire e che non era compatibile con quanto raccontato persino dalla madre e dai familiari della vittima. Infatti, grazie alla preparazione e all’intuito del personale dell’Arma dei Carabinieri specializzato nei sopralluoghi a seguito di eventi delittuosi, è stato possibile individuare non solo alcuni bossoli e numerose bottiglie di alcolici, ma anche alcune telecamere che, poco distanti dal luogo ove era stata invece segnalata inizialmente la sparatoria, avevano ripreso tutte le fasi precedenti e successive alla stessa, immortalando finanche l’autore mentre esplodeva più colpi d’arma da fuoco.

Dalla visione delle immagini, è emerso che l’obiettivo dell’attentato non era il 17enne, bensì suo padre, Antonino Mirabile e che suo figlio era stato colpito alla testa, a causa di una tragica fatalità, solo perché si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato, in quanto era seduto di fianco al padre all’interno della macchina mentre veniva esploso il colpo di arma da fuoco contro l’auto guidata dalla moglie del vero bersaglio dell’attentato e sulla quale erano padre e figlio Mirabile.

Attraverso l’analisi delle immagini riprese dalle telecamere i Carabinieri hanno potuto accertare che l’omicidio era avvenuto a seguito di un litigio, alimentato verosimilmente dall’eccessivo abuso di alcolici, tra il padre della vittima e l’omicida, peraltro alla presenza di numerose persone, alcune delle quali, successivamente escusse dagli inquirenti, hanno addirittura negato di essere presenti al momento del delitto.

Nonostante la mancata collaborazione dei testimoni alla sparatoria, gli investigatori dell’Arma sono riusciti a identificare il presunto autore, a localizzarlo e a trarlo in arresto mentre tentava, verosimilmente, di trovare rifugio presso alcuni componenti della comunità netina dei caminanti.

E’ stato poi il Giudice delle indagini preliminari Andrea Migneco ad avere convalidato il fermo di indiziato del reato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e applicato la misura cautelare della custodia in carcere al caminante Vincenzo  Di Govanni, come richiesto dai Pubblici Ministeri Silvia D’Armento e Salvatore Grillo. Il rinvio a giudizio dell’imputato è stato disposto dal Gup Carmen Scapellato.

I genitori del diciassettenne non si sono costituiti parti civili contro Vincenzo Di Giovanni.

(nella foto Pio Paolo Mirabile)