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La XX edizione di Hangarfest si terrà a Pesaro dal 25 agosto al 16 settembre. In programma un fitto calendario di eventi, 18 performance, 5 coproduzioni e 4 debutti

SocietàLa XX edizione di Hangarfest si terrà a Pesaro dal 25 agosto al 16 settembre. In programma un fitto calendario di eventi, 18 performance, 5 coproduzioni e 4...

Pesaro. Compie 20 anni Hangartfest, la manifestazione pesarese dedicata alla danza contemporanea, sostenuta dal MiC, dalla Regione Marche e dal Comune di Pesaro e realizzata con il contributo del CMS Consorzio Marche Spettacolo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e dell’Ambasciata di Israele a Roma. Con un fitto calendario di 22 eventi, 18 performance, 5 coproduzioni, 4 debutti e vari eventi collaterali, tra incontri, laboratori e installazioni multimediali, il festival si svolgerà dal 25 agosto al 16 settembre 2023. A caratterizzare la XX° edizione il dialogo tra danza e musica, spesso eseguita dal vivo, e la dislocazione degli eventi in alcuni dei principali luoghi di rilevanza storico-artistica della città, una presenza diffusa sul territorio che anticipa lo spirito della natura mobile della cultura, concept promosso da Pesaro, Capitale Italiana della Cultura 2024.
Aprirà il festival, venerdì 25 agosto, ore 16, a Palazzo Mosca – Musei Civici, la performance itinerante di Elisabetta Consonni Il Secondo paradosso di Zenone. Ispirandosi liberamente al paradosso matematico di Achille e la tartaruga, è un lentissimo attraversamento spaziale di un’astronauta. Il tragitto lega un punto del paesaggio urbano ad un altro con un costante movimento in slow motion. La performance è una celebrazione del rallentare, dell’aspettare; una forma di resistenza contro i ritmi di un sistema che vuole sempre di più e sempre più velocemente. Il progetto nei vari contesti ha assunto la forma di camminata singola dell’astronauta e parata partecipativa. Laureata in Comunicazione, Elisabetta Consonni ha poi approfondito la sua ricerca nella performing art vivendo in Olanda (2004-2009) e in Polonia (2013-2015). I suoi lavori mirano ad espandere la pratica della coreografia cercando dispositivi performativi per incorporare dinamiche e temi del sociale. Il suo attivismo in ambito sociale e civico, prende la forma artistica di un processo di ricerca che dal 2013 indaga l’uso e il significato sociale dello spazio pubblico e la declinazione delle competenze coreografiche nelle pratiche comunitarie.
A seguire, alle 18,30, a Villa Imperiale, messa a disposizione dalla famiglia Castelbarco Albani, la compagnia Arearea con Bolero, che vede in scena 12 danzatori e 8 musicisti della band multietnica Radio Zastava. Nella danza contemporanea è decisamente raro vedere formazioni così numerose, così dichiarano i due coreografi, Marta Bevilacqua e Roberto Cocconi: “Quello che chiamiamo tempo è una complessa collezione di strutture, di strati, di stratificazioni. Non c’è un tempo solo, c’è un tempo diverso per ogni punto nello spazio. Non c’è un tempo più vero di quello della danza perché ci concede di vivere appieno questo movimento spazio temporale. Ci mettiamo in ascolto di quella verità danzando, in gruppo, tre composizioni musicali di 17 minuti ciascuna. Ogni sezione sarà un’occasione per attraversare le nostre radici artistiche, i mutamenti della nostra ricerca coreografica e per lanciare nello spazio nuove possibilità di conoscerci”. Danzatrice e coreografa, Marta Bevilacqua si forma all’Accademia Isola Danza a Venezia diretta da Carolyn Carlson. Il suo tratto coreografico si contraddistingue per la combinazione di ricerca gestuale e necessità tematiche, le sue creazioni si nutrono di riferimenti filosofici espressi in chiave contemporanea e autorale. Danzatore e coreografo, Roberto Cocconi dal 1982 al 1984 fa parte della Compagnia Teatro Danza La Fenice di Carolyn Carlson. Nel 1984 è co-fondatore della Compagnia Sosta Palmizi. I Radio Zastava sono un collettivo unico fra le band europee dal background etno-balcanico. Attivi dal 2005 e nati nella multiculturale Gorizia, gli otto membri della band hanno origini italiane, friulane, slovene, austriache e bosniache-serbe.

La centralità dell’elemento sonoro è presente in molte delle proposte del Festival come nell’ironico e caustico And the Colored Girls say doo da doo da doo da doo di Elisabetta Consonni, in scena sabato 26 agosto, ore 21,30, alla Sala della Repubblica del Teatro Rossini. Un concerto di seconde voci, comparse e sfondi, uno show senza la star. È tutto quello che sta oltre una linea di margine e a cui non è dato entrare nella luminosa zona delle luci della ribalta. È indispensabile attivare quella che l’architetto Juani Pallasmaa chiama visione periferica, contrapposta all’egemonica vista focalizzata che attribuisce importanza e potere solo al centro. And the colored girls say: doo da doo da doo da doo (da Walking on the wild side di Lou Reed) è una dichiarazione d’amore a ciò che sta al margine.
A chiudere il primo weekend del Festival sarà, domenica 27 agosto, ore 18,30, nel Cortile di Palazzo Montani Antaldi, la nuova danza israeliana con lo spettacolo in esclusiva nazionale 1| 2| 3 Solo Duet Trio con coreografie di Reches Itzhaki, Avshalom Latucha, Maya Navot, Ophir Kunesch, Gil Algarbeli e Tamir Golan. La vetrina, ideata dalla direttrice Naomi Perlov, è una piattaforma annuale per nuovi creativi prodotta dal Suzanne Dellal Centre di Tel Aviv con l’assistenza del Mifal HaPais Council for Culture and Arts e sostenuta dall’Ambasciata di Israele a Roma. Gli artisti che partecipano al programma provengono da diversi contesti professionali, personali, sociali e politici. Sfidano le norme e l’immagine tradizionale della danza israeliana, ampiamente riconosciuta per le sue qualità energetiche, ritmiche ed esplosive. Questi artisti sono spinti a trovare la loro voce personale e a esplorare le loro identità socio-politiche all’interno dell’intricato tessuto della cultura israeliana.
La musica dal vivo sarà presente anche nel progetto speciale studenti che vede in scena gli allievi del Liceo Coreutico Marconi di Pesaro alle prese con la coreografia In C di Sasha Waltz, rimontata da Michal Mualem, danzatrice e performer della Sasha Waltz & Guests, sulla partitura di Terry Riley eseguita dagli allievi del Conservatorio G. Rossini (debutto giovedì 31 agosto e replica il 1° settembre, ore 18,30, al Cortile di Palazzo Montani Antaldi). Nel 2021, la compagnia Sasha Waltz & Guests ha iniziato un processo artistico innovativo che porta alla produzione continua di formati sia digitali che dal vivo. Sulla base musicale di “ln C” (1964) di Terry Riley, una composizione aperta e rivoluzionaria per l’epoca, considerata il primo brano di musica minimalista, Sasha Waltz e i suoi danzatori hanno sviluppato un materiale coreografico che segue una struttura altrettanto variabile ed è deliberatamente progettato per non essere un pezzo teatrale finito. “ln C” è un processo sperimentale, in continua evoluzione, che ancora una volta riconcepisce il dialogo tra danza, musica e spazio, sia in digitale che nella vita reale. Tutti possono ballare “ln C”: La coreografa berlinese, insieme ai suoi ballerini, ha adattato le 53 frasi di movimento per dilettanti e bambini.
Elegia delle cose perdute di Stefano Mazzotta con la Compagnia Zerogrammi, è lo spettacolo di teatro danza che andrà in scena sabato 2 settembre, ore 21,30, al Cortile della Biblioteca Oliveriana. L’evento è presentato nel contesto di Patrimonio in scena 2023, iniziativa della Regione Marche realizzata in collaborazione col CMS Consorzio Marche Spettacolo e il MAB Marche coordinamento marchigiano tra Musei, Archivi e Biblioteche per valorizzare il patrimonio culturale regionale attraverso eventi di spettacolo dal vivo. Elegìa delle cose perdute è una riscrittura in danza dal romanzo I Poveri dello scrittore e storico portoghese Raul Brandao. Il paesaggio evocato da questo riferimento letterario ha la forma dell’esilio, della nostalgia: sogno di ritorni impossibili, rabbia di fronte al tempo che annienta, commiato da ciò che è perduto e che ha scandito la mappa del nostro viaggio interiore. Nell’indagine intorno al topos dell’esilio, questa creazione racconta, oltre il suo significato geografico, la condizione morale che riguardi chiunque possa sentirsi estraneo al mondo in cui vive, collocandolo in uno stato di sospensione tra passato e futuro, speranza e nostalgia. Stefano Mazzotta, coreografo, regista e danzatore è stato interprete per Ismael Ivo in Brasile e Germania e in Italia nel corso della sua direzione alla Biennale di Venezia. Con Zerogrammi ha prodotto, dalla sua fondazione, oltre 30 produzioni accompagnate sovente da progetti editoriali, fotografici, filmici, formativi e di teatro sociale e di comunità in collaborazione con prestigiosi Teatri e Festival internazionali, ottenendo premi e riconoscimenti tra cui l’ambita Golden Mask dal Bolshoi Theatre, il Premio Hystrio e il Premio Danza&Danza.

Alla Sala della Repubblica del Teatro Rossini va in scena, mercoledì 6 settembre, ore 21,30, Eurêka c’est presque le titre di e con Marie-Caroline Hominal che presenta un mondo immaginario commovente e tragicomico, un circo cosmico tra show-business e arte d’avanguardia, con forme geometriche che prendono vita, oggetti riempiti di finzioni, metamorfosi continue che attingono alla cultura pop, ai fumetti, al folklore e all’attualità. Marie-Caroline Hominal vive e lavora a Ginevra. La sua pratica artistica comprende testo, disegno, danza, video, scultura e radio. Dal 2008 ii suoi lavori sono stati presentati in teatri, musei e gallerie, oltre che in luoghi non convenzionali in tutta Europa, Nord America, Asia e Sud America.
Rientra nel progetto triennale di Hangartfest a sostegno della giovane danza contemporanea italiana il debutto della performance site specific Archetalìa del collettivo Cantiere Idina Who, in programma venerdì 8 e sabato 9 settembre, alle ore 18,30 nel Cortile della Biblioteca Oliveriana. La danza si presenta come uno studio sulla statuaria e le forme della staticità e si sviluppa in stretta relazione con i reperti presenti nel luogo. Di questi ultimi evoca la dimensione storico-artistica di patrimonio culturale umano e condiviso, soggetto alle trasformazioni temporali, nel ciclo perenne della riscrittura della storia, che alterna processi di salvaguardia e di distruzione. Cantiere Idina Who, collettivo interdisciplinare, nasce a Milano nel 2020 per affrontare questioni di rilevanza sociale attraverso l’incontro di vari linguaggi artistici. La prima produzione è un video-danza, RAB Express – Siempre a tiempo, vincitore della Menzione speciale nella sezione del concorso Interfaccia Digitale. Nel 2021 presenta il suo primo spettacolo RAB Express, che sancisce la collaborazione triennale con il festival Hangartfest di Pesaro.
Nella Sala dello Zodiaco della Biblioteca Oliveriana, che custodisce preziose e antichissime carte nautiche, domenica 10 settembre, alle ore 17,30, va in scena Horizon Koiné, un nuovo lavoro site specific di Masako Matsushita coprodotto da Hangartfest. La performance, in prima assoluta, è il risultato dalla somma tra la musica del Bolero di Ravel e la Sala dello Zodiaco, detta anche del mappamondo e dei manoscritti, alla Biblioteca Oliveriana di Pesaro. La Sala presenta al suo interno un padiglione dipinto a tempera dall’urbinate Carlo Paolucci, raffigurante le dodici costellazioni dello zodiaco, le quattro stagioni, i due solstizi. Costante e ripetitivo è il passaggio della danza popolare alla danza nobile, dalle strade ai grandi saloni affrescati, dove l’irrefrenabile vitalità e grinta della plebe viene assorbita e raffinata dall’aristocrazia. La forza delle multiformità trova un comune denominatore diventando un faro di vocazione, un orizzonte. Da qui trae – appunto – origine la performance. Artista multidisciplinare italo-giapponese residente a Pesaro, Masako Matsushita si occupa di analisi del movimento attraverso processi di ricerca, progetti coreografici, installazioni performative e interazione comunitaria.
A seguire, ancora a supporto dei giovani coreografi italiani è la serata proposta dalla rete Giacimenti di cui Hangartfest è soggetto promotore insieme ai festival Le Danzatrici en plein air di Ruvo di Puglia, Conformazioni Festival di Palermo, nonché ai centri di Alta Formazione di Udine, ModemPro di Catania e Dance Research di Roma. Nel Cortile di Palazzo Montani Antaldi, dalle ore 18,30, Vestire la diplomazia a firma di Filippo Domini e Erik Zarcone e Due tentativi al secondo di Michele Ermini, Alessia Lamberti, Gaia Stacchini. “Vestire la diplomazia” nasce dall’esigenza di indagare l’abilità dell’accortezza, della cautela, della circospezione e della finezza, in un intrecciato processo di scoperta dell’altro. Filippo Domini collabora in modo continuativo con la Compagnia Zappalà Danza sia come danzatore sia nella divulgazione del linguaggio MoDem e frequenta il corso di laurea Arti e Scienze dello Spettacolo. Erik Zarcone, ballerino per il Landestheater Linz in Austria e, successivamente, della compagnia Aura dance theater in Lituania come ballerino e solista, inizia la sua collaborazione con la Compagnia Zappalà Danza nell’aprile 2019. Un corpo scandisce il tempo saltando incessantemente la corda, solo l’errore ne determina la sosta che precede una continua ripresa. Come un musicista accompagna una danza protesa verso il limite: ricerca di qualcosa che sta tra la materia, che non è né una parte né l’altra, che è ovunque. Corpi che sperimentano, creano spazi esterni ed interni disgiunti Il confine definisce la materia, il confine definisce lo spazio, il tempo, il respiro, l’essere. Danzatore e performer, Michele Ermini collabora come danzatore con Marco D’agostin, Germanie Acogny, Chiara Bersani, Marta Ciappina, Alessio Maria Romano, Marta Bevilacqua e Claudia Catarzi. Alessia Lombardi ha preso parte allo spettacolo “Eleusi” di Davide Enia prodotto dal Piccolo Teatro di Milano. Gaia Stacchini Dal 2021 collabora come danzatrice con il coreografo e formatore Claudio Gasparotto prendendo parte a diversi studi/performance insieme al Collettivo Movimento Centrale e al Collettivo Diversamente Danzanti di Rimini.

L’ultimo giorno del festival, sabato 16 settembre a Palazzo Mosca – Musei Civici, alle 16,30 e alle 18, si apre con la prima nazionale di Decipher, del Collettivo Base 9 che interpreta le musiche dell’eclettico compositore Paolo Giaro nel contesto di Giaro in luce, progetto originale di Hangartfest a cura di Masako Matsushita. A caratterizzare questo secondo capitolo del progetto sarà anche la performance che esce dalla scatola nera, dall’assetto di un teatro e di un palco, per addentrarsi nel territorio urbano, costruendo un percorso ispirato ai brani inediti del compositore. Il lavoro di ricerca del Collettivo Base 9 è infatti in ampia parte indirizzato alla realizzazione di spettacoli e laboratori site specific pensati per contesti itineranti e partecipativi.
In conclusione, alle ore 19, 30, in Piazzale Matteotti, la performance con musica dal vivo Le Cirque Astéroïde. In questo secondo lavoro, portato al Festival dalla coreografa Marie-Caroline Hominal con Cie Mlle MCH, performer e musicisti si esibiscono su un rimorchio di un camion. Le Cirque Astéroïde fa seguito ai lavori coreografici Ballet #1 (2014), Ballet #2 (2017), Ballet #3 (2019), Parad/isiaque (2019) e Sugar Dance (2020), che esplorano l’immaginario della festa, le dinamiche dell’intrattenimento e l’artificio teatrale. “Durante il confino della primavera 2020, mi sono imbattuta in un cantiere dove gli operai stavano caricando le attrezzature su un camion con un enorme telone rosso che si apriva come un sipario da palcoscenico. È stata la molla che mi ha spinto a scrivere Le Cirque Astéroïde. In seguito, ho voluto esibirmi in strada e il semirimorchio, il camion, è diventato per me un palcoscenico paesaggistico, un luogo di poesia mobile”.

Nel contesto del Festival verranno presentate anche l’installazione fotografica Obiettivo Danzante di Plinio Marsan e quella multimediale sui documenti di archivio di Hangartfest Mossi da Visioni 2, a cura dell’artista visivo Paolo Paggi che affida all’’Associazione Gesti Generativi il compito di donare nuova linfa e movimento ai documenti foto e video delle edizioni passate. Entrambe le installazioni saranno visibili alla Chiesa della Maddalena.
Numerosi gli eventi collaterali fra cui il laboratorio di contemporaneo di Tamir Golan, gli incontri con gli artisti e il laboratorio di scrittura critica condotti da Maria Paola Zedda, curatrice ed esperta di performing art, danza e arti visive, la conversazione con Naomi Perlov, assistente di Angelin Preljocaj e direttrice del Suzanne Dellal Centre e l’incontro dal titolo Il Solo di danza condotto da Eugenia Casini Ropa, studiosa e fondatrice della cattedra di Storia della Danza al DAMS di Bologna. Le conversazioni sulla danza con gli artisti e i critici rientrano nel programma di sensibilizzazione Explorer, aperto al pubblico, che si affianca al progetto Occhi da Marziani, rivolto invece a un gruppo di spettatori impegnato a seguire il triennio di coproduzione del Cantiere Idina Who, accompagnato nel percorso da Maria Paola Zedda.
La prevendita dei biglietti si apre martedì 1° agosto sul sito di Liveticket www.liveticket.it/hangartfest e nei punti vendita convenzionati. Le informazioni relative ai biglietti e alla Card Amico di Hangartfest e ai vantaggi che offre sono invece disponibili sul sito del Festival: www.hangartfest.it