Non sei abbonato

Caro lettore, non puoi leggere le notizie perché non possiedi un abbonamento attivo.

Attiva un abbonamento

Dalla Corte d’Appello di Catania assolto l’impresario di pompe funebri di Vittoria Angelo Cutello vittima di una campagna denigratoria ai suoi danni e di suo figlio condotta dal famoso giornalista antimafia Paolo Borrometi

AperturaDalla Corte d’Appello di Catania assolto l’impresario di pompe funebri di Vittoria Angelo Cutello vittima di una campagna denigratoria ai suoi danni e di suo figlio condotta dal famoso...

Catania. Dalla Corte d’Appello di Catania è stata pronunciata sentenza di assoluzione con formula piena nei confronti dell’impresario di pompe funebre di Vittoria Angelo Cutello dal reato di tentata estorsione. Cutello in primo grado era stato condannato alla pena di dodici anni di reclusione. Ma i giudici della Corte d’Appello hanno sconfessato il Tribunale di Ragusa che aveva riconosciuto colpevole l’impresario di pompe funebri di un reato che il Cutello non ha commesso. Per fortuna in Italia si possono impugnare le sentenze di primo grado altrimenti il signor Cutello sarebbe stato sbattuto in carcere per la gioia del giornalista antimafia Paolo Borrometi che per molti anni lo ha definito un mafioso in articoli pubblicati sul sito la Spia.it di cui il super scortato giornalista è direttore responsabile. Adesso quegli ignobili articoli diffamatori e calunniosi si ritorceranno contro Paolo Borrometi poiché l’impresario di pompe funebri di Vittoria ha deciso di querelarlo per stalking, diffamazione a mezzo stampa e calunnia aggravata e chiederà ai giudici di condannarlo al risarcimento dei danni, che il signor Cutello stima in parecchie decine di migliaia di euro, visto che per dodici lunghi anni Borrometi lo ha messo alla gogna con articoli dal contenuto altamente lesivo e denigratorio e per aver indotto giornali a tiratura nazionale e regionale e la tivù di Stato, la Rai per intenderci, a trattare l’impresario di pompe funebri come se fosse un mafioso o un appartenente alla criminalità organizzata. A nostro avviso, il signor Angelo Cutello dovrebbe far causa a tutte le testate giornalistiche che hanno condiviso le note stampa inviate dal cosiddetto giornalista antimafia, oggi condirettore dell’Agenzia Agi di proprietà dell’Eni. E, inoltre, dovrebbe citare a giudizio tutti gli autori degli articoli dal contenuto diffamatorio, che solo così, pagando di persona, si toglieranno il vizio di scrivere baggianate su persone innocenti come il signor Cutello. E, ovviamente, un congruo risarcimento danni lo dovrebbe chiedere alla Rai per averlo rappresentato come una indegna persona non sulla base di sentenze passate in giudicato della magistratura ma per fare un piacere al cosiddetto giornalista antimafia le cui responsabilità come soggetto propalatore di notizie false e tendenziose stanno venendo a galla. A dirci che il Borrometi scrive notizie destituite da fondamento è l’ex procuratore capo della Procura di Ragusa D’Anna, oggi procuratore generale alla Corte d’Appello di Caltanissetta, che ha impugnato la sentenza di assoluzione emessa da un giudice onorario che ha riconosciuto al giornalista l’esimente del diritto di cronaca pur avendo l’imputato scritto che tale Mormina era il capomafia di Scicli, infischiandosene della sentenza di assoluzione con ampia formula liberatoria pronunciata dalla Corte d’Appello di Catania nei confronti del Mormina. Ce lo dice il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Ragusa, dottor Maggioni, archiviando la famigerata aggressione fisica denunciata con articoli e interviste alla Rai dal Borrometi. Il Gip h archiviato per assoluta mancanza di testimoni oculari e di riscontri. Ce lo dice l’ex procuratore capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, dottor Carmelo Zuccaro, che, sul famigerato attentato con autobomba dichiara che “si tratta di una libera interpretazione del giornalista che non ha trovato riscontri”. Ce lo dice l’ispettore di polizia Giuseppe Modica che, sempre sull’asserita aggressione fisica del 2014, dichiara che i suoi colleghi della Squadra Mobile di Ragusa che si sono recati sul luogo del pestaggio non hanno trovato nessuna pozza di sangue, come scrive il Borrometi nel suo libro “Ogni tanto un morto” e che il medico del Pronto Soccorso dell’ospedale di Modica ha emesso un certificato con una prognosi di guarigione di dieci giorni. Ma allora ha mentito spudoratamente il Borometi che in tutte le interviste televisive e ai media ha sostenuto di essere stato pestato selvaggiamente da due malviventi che lo hanno colpito con testate, pugni e calci procurandogli una lesione permanente alla spalla. Lesione permanente esclusa categoricamente dal medico del Pronto Soccorso dell’ospedale di Modica che ha fatto fare la Tac e le radiografie al paziente per stabilire se avesse riportato delle lesioni interne non visibili all’esterno. Aggressione smentita dall’ispettore Modica il quale dichiara di aver visto le fotografie scattate dai suoi colleghi della Squadra Mobile di Ragusa in cui ha visto il Borrometi sfraiato a terra e suo padre ghe lo fotografava anziché telefonare al 118.
Ma tornando alla gogna pubblica cui è stato sottoposto il signor Cutello è da sottolineare che lui ha già vinto una causa uscendo assolto con formula piena dalle accuse che gli contestava Borrometi. Da un Giudice Monocratico del Tribunale di Ragusa è stata pronunciata sentenza di assoluzione con formula ampiamente liberatoria nei confronti di Angelo Cutello, titolare dell’omonima agenzia di pompe funebri, etichettato dal giornalista Paolo Borrometi come appartenente ad un sodalizio mafioso. L’impresario di pompe funebri, difeso dall’avvocato Franco Vinciguerra, era accusato dei reati di minacce gravi e di diffamazione contro il direttore del quotidiano online La Spia. Ma il Giudice Monocratico Cingolani ha detto che né le minacce né la diffamazione sussistevano per cui ha assolto con formula piena Angelo Cutello e ha rigettato la richiesta di risarcimento dei danni avanzata dal giornalista Borrometi, che non era presente in aula alla lettura del dispositivo di sentenza.
Il Cutello perseguitato dal 2013 dal giornalista di Modica, oggi condirettore dell’Agenzia Agi del Gruppo Eni, è stato anche arrestato dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e tentata estorsione. Il Tribunale del Riesame di Catania ha, però, cassato le fattispecie delittuose più gravi, ovvero quella contestata all’impresario di pompe funebri di essere un appartenente dell’associazione di tipo mafioso e quella contestata a titolo di estorsione. E’ rimasta in piede soltanto l’ipotesi accusatoria di tentata estorsione, reato per il quale Angelo Cutello è stato assolto per non aver commesso il fatto.
Nel 2016, Paolo Borrometi presentò alla Procura della Repubblica di Ragusa una denuncia nei confronti del Cutello, accusandolo di avere scritto un post dal contenuto minaccioso e diffamatorio. L’impresario sctisse quel messaggio dopo essere uscito dalla Casa Circondariale di Cavadonna di Siracusa, per decisione del Tribunale del Riesame di Catania in quanto le esigenze cautelari si erano notevolmente affievolite. L’impresario di onoranze funebri in quel post scriveva a Borrometi di smetterla con i suoi articoli denigratori e di comportarsi da serio professionista dell’informazione limitandosi a riferire notizie vere e non ricorrendo a denigratori e offensivi vocaboli del tipo mafioso, delinquente e altri epiteti lesivi alla sua dignità. Per Paolo Borrometi quella era una gravissima minaccia alla sua incolumità fisica e alla sua attività di giornalista. Lui ritiene, infatti, che il giornalista deve essere sempre molesto con i mafiosi e i politici corrotti. Partendo dal presupposto che lui poteva scrivere le offese più pesanti nei confronti di quelle persone accusate dalla magistratura di orbitare in ambienti della criminalità organizzata, Paolo Borrometi ha continuato imperterrito a scrivere pesta e corna contro l’impresario di pompe funebri e di suo figlio. Tra l’altro, nella insensata idea di avere sempre un comportamento molesto contro mafiosi e politici corrotti, Borrometi è arrivato persino a pubblicare la foto di bambino, figlio dell’impresario di pompe funebri. Il prefetto di Ragusa, molto sensibile agli articoli di Borrometi, revocò la licenza al figlio del Cutello, anche se poi ha dovuto fare buon viso a cattiva sorte atteso che la magistratura annullò quel suo provvedimento. Inoltre, nei confronti di Angelo Cutello le forze dell’ordine avanzarono una proposta di soggiorno obbligato in Lombardia, ma ancora una volta l’autorità giudiziaria non l’accolse perché nei suoi confronti non era stata emessa alcuna sentenza, passata in giudicato, per associazione a delinquere di stampo mafioso. E alle forze dell’ordine che descrivevano il Cutello come soggetto particolarmente pericoloso, la magistratura ha replicato affermando il sacrosanto principio che senza sentenze passate in giudicato nessuno può essere definito socialmente pericoloso.
Per anni Borrometi l’ha fatta da padrone nella provincia di Ragusa in cui è nato nel 1983, potendo contare sull’appoggio di fette della magistratura del Tribunale di Ragusa che sistematicamente hanno archiviato le querele presentate nei suoi confronti dall’impresario Cutello. E da altri soggetti finiti nel mirino del cosiddetto giornalista antimafia. Ma non solo. L’anno scorso, approfittando del clamore mediatico provocato dall’incidente mortale ai danni dei cuginetti Alessio e Simone D’Antonio, travolti dal Suv guidato da Rosario Greco, prese posizione contro la decisione dei genitori di Alessio si affidare il servizio di onoranze funebri all’agenzia Cutelli e scrisse testualmente: “La follia nella follia. Fermate questo scempio, intervenite per evitare che i funerali del piccolo Alessio D’Antonio possano essere fatti da un amico di chi lo ha ucciso… Vi prego intervenite. Vittoria non può essere la città delle contraddizioni a tal punto. Fate qualcosa. Non offendete la memoria del piccolo Alessio”. Borrometi girò il suo “nobile” pensiero a testate giornalistiche e a Rai1, ove conta appoggi importanti, tanto è vero che sul funerale del bambino affidato dai genitori all’agenzia Cutello il telegiornale della rete uno dedicò un ampio servizio. La famiglia del bambino, già scossa per la perdita del figlioletto, si vide costretta a scendere in cambio difendendo gli impresari di pompe funebri.
Arriviamo, dunque, a venerdì 6 novembre di alcuni anni fa, in quanto al Tribunale di Ragusa deve essere definito il processo a carico dell’impresario di pompe funebri Angelo Cutello. La brillante arringa dell’avvocato Franco Vinciguerra, smonta pezzo dopo pezzo il quadro accusatorio pro Borrometi e apre lo spiraglio del contrappasso nel senso che la persona offesa possa diventare imputato. E, con le sentenze di assoluzione pronunciate sia dal Giudice Monocratico Cingolani, sia dalla Corte d’Appello di Catania, l’ipotesi dell’incriminazione del giornalista prende forma e diventerà realtà al deposito della motivazione della sentenza della Corte d’Appello di Catania. L’avvocato Franco Vinciguerra, su richiesta dell’impresario di pompe funebri Angelo Cutello, vuol denunciare il giornalista Paolo Borrometi per stalking, calunnia aggravata e continuata, pubblicazione di foto di un minorenne e altre ipotesi delittuose commesse dal condirettore dell’agenzia giornalistica Agi.